Venezia - La Commissione si è espressaVenezia - La Commissione si è espressa

Pubblichiamo il “Manifesto per il futuro di Venezia” della Fondazione Giorgio Cini – 

Venezia muore? I problemi che la città deve affrontare sono enormi. La sua vitalità è messa a sempre più dura prova dall’inesorabile calo dei suoi abitanti, dall’accalcarsi di folle di visitatori, dalla mostruosa minaccia delle grandi navi da crociera nei suoi canali, dalla trasformazione della laguna in un tratto di mare, e dalla mancanza di volontà politica di affrontare questi problemi. La crescente sfida rappresentata dalle inondazioni può essere risolta – almeno per qualche decennio – dal completamento del MOSE entro il 2018/2019. Nel frattempo, comunque, i residenti stanno fuggendo dalla città storica. A questo esodo hanno contribuito la frequenza delle acque alte, la pressione dei turisti, gli alti prezzi degli immobili e le opportunità create dalla trasformazione delle case private in strutture recettive. E la corrosione provocata dall’acqua salata minaccia tanto le case quanto i monumenti storici, primo fra tutti la Basilica di San Marco.

La designazione di Venezia come ‘Patrimonio dell’Umanità’ ha ulteriormente accresciuto l’attrattività della città storica, mentre il trasporto di massa e la diversificazione e lo sviluppo della ricettività turistica nel centro storico (‘bed and breakfast’) hanno innescato un massiccio afflusso di persone che il tessuto di questa città fragile è incapace di assorbire. Il turismo di massa ha effetti negativi sui residenti permanenti e modella la tipologia di beni offerti ai consumatori. Alcune parti della città sono sovraffollate a un livello insopportabile, altre si stanno trasformando in ‘quartieri fantasma’, soprattutto di notte, quando i visitatori giornalieri lasciano la città.

Nel 2005 si registrarono circa 15 milioni di arrivi di turisti. Attualmente gli arrivi superano i 25 milioni all’anno. Se l’attuale tasso di crescita non dovesse rallentare, vi sarebbero

30 milioni di turisti entro il 2020 e 50 milioni nel 2030.

A cinquant’anni dalla disastrosa inondazione del 1966, i lavori che dovrebbero tenere sotto controllo le maree e l’acqua alta non sono stati ancora ultimati, nonostante l’enorme ammontare di risorse finanziarie investite in quest’impresa. Risorse aggiuntive saranno necessarie per la manutenzione particolarmente onerosa  di quest’opera, e non si sa ancora quale autorità sarà responsabile della gestione e del finanziamento del sistema MOSE.

La situazione è ancora più grave se si considera che il governo del complesso ecosistema (la città storica e la sua laguna, la terraferma, il porto, l’aeroporto e le attività a questi connesse) risulta inadeguato e non copre l’intera gamma di problemi che questa città unica si trova ad affrontare. Troppe diverse autorità – a livello locale, regionale e nazionale – sono coinvolte nella gestione della città e della laguna. Le rispettive priorità sono diverse, i costi di coordinamento sono elevati, e il meccanismo del veto incrociato regna ovunque.

Venezia sta morendo, vittima del suo ambiente e del suo stesso successo? Molti lo temono.

I residenti locali che osservano il declino e la decadenza della loro amata città, le autorità italiane, i milioni di visitatori, e tutti coloro che hanno a cuore Venezia ma forse non la visiteranno mai. Dietro lo splendore delle chiese e dei palazzi restaurati, dietro le magnifiche facciate la realtà è drammatica: la città sta diventando una sorta di villaggio Potemkin ammirato a distanza e dall’alto di navi gigantesche dai crocieristi d’oggi. La sopravvivenza di Venezia come città viva e vitale è a rischio.

Non vogliamo in alcun modo che un così fosco scenario scoraggi dall’agire tutti coloro che amano la città, a Venezia, in Italia, nel mondo. C’è ancora speranza per Venezia.

Noi – un gruppo di persone con competenze ed esperienza in ambiti così diversi come l’ecologia, l’ingegneria, l’economia, la pianificazione urbana, il turismo, la conservazione, la protezione, la scienza politica e i meccanismi di governo – crediamo fermamente che Venezia possa e debba avere un grande futuro.

E’ tempo di alzarsi in piedi e lottare per il futuro di Venezia e non solo per il suo passato. Questa impresa esige entusiasmo, energia e ambizione. Venezia deve sviluppare una strategia di recupero sul lungo termine piuttosto che una visione di breve termine egoistica e fatalista. Venezia ha tutte le carte in regola per ripensare e riproporre se stessa come città vitale, dotata di energia e capace di sviluppo. Venezia può ispirarsi ad altre città nel mondo (come Amsterdam, Bruges, Barcellona) che stanno affrontando problemi analoghi, derivanti – in misura diversa – dallo sviluppo eccessivo del turismo e dal degrado ambientale. Il danaro e le regole sono importanti ma non bastano. La protezione è una necessità, la rinascita è un dovere. Tutto ciò è possibile solo se tutte le parti in causa uniscono i loro sforzi e guardano al futuro con idee nuove, spirito di collaborazione e immaginazione

Come gruppo, noi raccomandiamo:

In primo luogo, un forte ed esplicito impegno di tutte le parti interessate (autorità locali e nazionali, gruppi e istituzioni internazionali) all’elaborazione di una strategia di lungo termine orientata allo stesso tempo alla conservazione e allo sviluppo. La definizione di chiare priorità e l’effettuazione di scelte coraggiose è un imperativo politico.

Completare i lavori di protezione dall’acqua alta, incluso il MOSE, e porre in essere il prima possibile un affidabile piano di manutenzione e gestione del sistema. Queste opere, una volta realizzate, dovrebbero fare di Venezia e della sua laguna una delle aree costiere pianeggianti meglio protette del mondo.

L’elaborazione di un piano strategico che riguardi non solo la città ma anche il suo ambiente naturale. In passato, Venezia non era un’isola isolata ma un gioiello allo stesso tempo protetto e dipendente dalla sua laguna e dalla terraferma. Questo insieme deve essere ricostruito in termini politici e istituzionali.

Una approfondita valutazione del valore di Venezia in quanto bene pubblico appartenente non solo ai suoi abitanti ma anche all’umanità intera, e una accurata esplorazione delle opzioni possibili al fine di mobilitare il sostegno internazionale per la conservazione della città.

Una politica radicalmente nuova intesa a restituire alla città storica la sua centralità (dopo tutto, visitatori e turisti vengono per questo), consentendo allo stesso tempo la dispersione delle risorse e dei visitatori sulla terraferma (consentendo così una migliore distribuzione dei flussi turistici).

La marea dei turisti è un’emergenza ma può diventare una risorsa se sarà meglio gestita. In quanto residenti temporanei, tutti i turisti dovrebbero contribuire alla gestione corrente, alla conservazione e allo sviluppo della città pagando un’imposta giornaliera. Venezia non è un museo ma una città viva che ha bisogno di risorse per preservare non solo ciò che ha ereditato dal passato ma anche la cultura e la creatività contemporanee che sostengono e tengono viva quella eredità. E’ legittimo che i visitatori paghino una giusta quota del costo necessario per gestire e preservare questo delicato ecosistema. Attualmente, la mono-economia del turismo remunera alcuni beneficiari privati, ma i costi sono distribuiti in modo squilibrato sui contribuenti locali e nazionali. Un insieme di incentivi positivi e negativi dovrebbe incoraggiare il turismo culturale e permanenze più lunghe di ospiti a più alta capacità di spesa, minimizzando il danno arrecato alla città dai turisti giornalieri. 

E’ importante superare la vecchia dicotomia tra la città storica e la terraferma (Mestre).

Le esigenze delle ‘due città’ non dovrebbero configgere. La città storica tornerà al suo antico splendore solo se la terraferma sarà valorizzata e ‘coinvolta’. La soluzione dei problemi di gestione del centro storico sta nello sviluppo di ciò che lo circonda. Alcune iniziative vanno prese senza indugio: investimenti su larga scala in abitazioni a basso costo sia in terraferma che nella città storica, correttamente integrate nelle morfologie urbane esistenti; maggiore enfasi sulla unicità ecologica della laguna per arricchire l’esperienza dei turisti, investimenti in infrastrutture e paesaggio nella più vasta area che circonda la laguna, creando centri di eccellenza nelle aree suburbane e cooperando con altre autorità portuali nel mare Adriatico per lo sviluppo del porto di Venezia.

Venezia ha bisogno di nuova linfa. Costruire per il futuro significa in primo luogo scommettere e investire sulle nuove generazioni. La città deve rigenerare se stessa coinvolgendo di più i residenti, e stimolando un nuovo afflusso di residenti permanenti o semi-permanenti (studenti).

Portare persone e famiglie giovani nella città esige un radicale superamento delle attuali politiche (o della mancanza di politiche), attraverso la creazione di ‘campus’ nella città storica, un ambizioso programma di abitazioni a basso costo e di rinnovamento edilizio, e assegnazione delle abitazioni a persone che non possono permettersi di comprare o affittare alle attuali condizioni di mercato.

Venezia ha bisogno di comunicare in modo diverso, mettendo l’enfasi su ciò che può fare per i giovani e su come la città può aiutarli a realizzare le loro ambizioni. Questo implica anche lo sviluppo di centri di ricerca attraenti e la creazione di incubatori per nuove imprese, scorpori e indotto. Ad esempio, l’Arsenale potrebbe diventare un grande incubatore di nuove imprese, collegate con le università e i centri di ricerca.

Venezia può ispirarsi a città come Amsterdam, che ha costruito le sue strategie intorno a tre elementi chiave: l’infrastruttura dei trasporti, la presenza di attività economiche incentrate sulla ricerca d’avanguardia, l’attrazione di giovani grazie alla presenza di settori produttivi basati sulla creatività e le tecnologie. Nel disegnare una strategia per il futuro, Venezia deve valorizzare la sua unicità culturale, naturale e storica, sfruttando pienamente i benefici derivanti dal suo glorioso passato: arte, design, restauro, artigianato, tradizioni marittime e culinarie potrebbero essere rivitalizzate grazie alla rivoluzione digitale e al turismo creativo. Non è necessario cercare settori economici aggiuntivi, ma contare su competenze tradizionali che possono trarre beneficio dai flussi turistici. La città che è stata punto d’incontro tra Oriente e Occidente, Settentrione Meridione dovrebbe ambire a ritrovare la sua vocazione attraverso l’educazione, la ricerca e l’innovazione. 

E’ fondamentale escogitare un nuovo sistema di governo che tenga conto della difficoltà di gestire un patrimonio ecologico e culturale così fragile, ma dia agli organi di governo gli strumenti appropriati per la protezione e lo sviluppo di un ‘bene comune locale con valore globale’.

Occorre istituire una Autorità nazionale responsabile di regolare e sovrintendere alla tutela delle principali città italiane considerate patrimonio dell’umanità (Roma, Firenze, Venezia), e di facilitare la lotta agli effetti negativi di un eccessivo sviluppo della mono-economia del turismo.

Infine, una nuova istituzione, la “Grande Città di Venezia’ dovrebbe sostituire l’attuale “Città Metropolitana”, i cui poteri sono minimi e inutilizzati. Occorre progettare e realizzare un adeguato assetto istituzionale, al fine di offrire alla città, alla laguna e al suo ambiente naturale efficienti strumenti di governo, riconciliando i valori della democrazia con la necessità di proteggere e sviluppare un bene che appartiene al mondo.

Questo documento è sottoscritto da:

Bonnie Burnham, Presidente Emerita, World Monuments Fund

Joan Busquets, Urban Planner, Harvard University

Charles Landry, Urbanologist and Writer

Simon Levin, Ecologist, Princeton University

Yves Mény, President, Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna, Pisa

Charles Perrings, Environmental Economist, Arizona State University

Greg W. Richards, Professor of Leisure Studies, Tilburg University

Richard Sennett, Sociologist, London School of Economics

Pier Vellinga, Climate Impact Scientist, Wageningen University