Scavi di Paestum - nuove scoperte

“Si è appena concluso lo scavo archeologico e  “Il santuario di Hera alla foce del Sele” continua a sorprendere. È il luogo di ritrovamento di uno dei fregi dorici più antichi e più complessi: le metope di prima metà VI sec. a.C. – scavate dal 1934 in poi ed esposte nel Museo di Paestum – con scene dal mito greco da Sisifo a Clitennestra e Oreste. Un ciclo singolare sul quale ci stiamo interrogando ancora”. E’ Gabriel Zuchtriegel – direttore del Parco archeologico di Paestum – che ha aperto così la conferenza stampa del 31 luglio presso il Santuario di Hera alla foce del Sele. “Grazie alle ricerche dell’Università Federico II di Napoli, con la direzione prima di Giovanna Greco e adesso di Bianca Ferrara, si getta nuova luce sul contesto più ampio del Santuario. Particolarmente interessante la struttura di tardo VI sec. a.C. di cui ancora non è chiara la funzione e la relazione con il Santuario. Spero le ricerche vadano avanti nel futuro, con la partecipazione dell’Università e il sostegno del Comune. Intanto noi stiamo lavorando sulla riapertura del Museo Narrante, danneggiato durante le inondazioni nell’area, per il quale abbiamo ricevuto un finanziamento europeo e del MiBACT e i nostri architetti stanno procedendo”.

Alla conferenza era presente la professoressa Bianca Ferrara – Ricercatore di Archeologia Classica presso il Dipartimento di Studi Umanistici Università degli studi di Napoli Federico II – che ha presentato i risultati dello scavo che ha diretto: “Quattro settimane di lavoro quelle che hanno visto impegnati gli studenti e i giovani archeologi laureati della Federico II.
Negli ultimi anni le annuali campagne di scavo condotte dall’Università si sono concentrate nella zona, individuata nel 1950, ubicata nei pressi del cuore dell’area sacra dove sono presenti due edifici che si sovrappongono, anche se con un diverso orientamento. Il più recente restituisce la planimetria di un’unità abitativa, di forma quasi quadrata (21,40×24,30 m), con ambienti disposti intorno a una corte centrale. I materiali rinvenuti consentono di datare l’impianto, nella sua prima fase tra la fine del III e l’inizio del II sec. a.C.
L’edificio sottostante, più antico, è realizzato in blocchi isodomi e restituisce una planimetria rettangolare. L’attività di scavo nel 2017 – concentrata, in particolar modo, nel settore meridionale di questo edificio – ha consentito di datare l’impianto nei primi decenni del II sec. a.C. e la definitiva defunzionalizzazione entro il II sec. d.C.
Gli studenti e i giovani archeologi e tirocinanti- del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli Federico II che hanno partecipato allo scavo – hanno mostrato grande interesse ed entusiasmo nella conoscenza del santuario e del territorio circostante, percepito come una realtà viva e inclusiva, fortemente identitaria per anche per la popolazione locale.”

Lo scavo è stato possibile grazie all’ausilio e al sostegno del Museo e del Parco Archeologico di Paestum; fondamentale è stato il supporto tecnico fornito dal Comune di Capaccio-Paestum, nella persona del Sindaco Franco Palumbo, che ha favorito in ogni modo lo svolgimento dei lavori, insieme a Giuseppe Impemba e a Gaetano Perrillo, che hanno garantito un importante aiuto logistico, e ai ragazzi del Villaggio El Pueblo e a Pino Leone che hanno dimostrato grande disponibilità e cortesia e che hanno permesso di realizzare una splendida esperienza di integrazione condivisa.

A conclusione dei lavori, in occasione del trentennale dell’avvio delle ricerche presso il santuario al Sele, nei prossimi mesi sarà organizzata una giornata di studi dedicata all’attività di ricerca svolta in questi anni e ai risultati conseguiti che hanno fatto luce su aspetti inediti della vita e del ruolo del santuario e dell’area gravitante intorno ad esso dall’età arcaica alla piena età romana.

Fonte: Parco Archeologico di Paestum