Lastre CerveteriLastre Cerveteri

di Ingrid Veneroso –

Ritorneranno nell’antica Etruria le lastre dipinte provenienti da un tempio di Cerveteri databile alla seconda metà del VI sec. a.C il cui ritrovamento è stato presentato ieri presso il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale a Roma.

Entusiasta dell’importante recupero la Soprintendente per i Beni Archeologici di Lazio ed Etruria Meridionale, Alfonsina Russo, intervistata ieri pomeriggio presso la sede della Soprintendenza a Villa Giulia.

“Oggi abbiamo presentato questo recupero di materiale archeologico proveniente dal Porto Franco di Ginevra, era in un deposito di un mercante d’arte inglese, Robin Symes, noto soprattutto per la sua attività negli anni ’80 e ’90, che aveva lì in giacenza tantissimo materiale. – ha spiegato la dottoressa Russo – I carabinieri sono riusciti a recuperare una quantità di reperti dall’inestimabile valore, stipati in ben 45 casse di legno, dei quali non si conosceva l’esistenza. Fra i materiali presenti, provenienti dalla Sicilia, dalla Magna Grecia – marmi romani, statue, decorazioni, fregi – c’era questo gruppo di reperti straordinari provenienti dall’Etruria meridionale: lastre dipinte pertinenti ad una decorazione templare proveniente da Cerveteri. Adesso sono tutte in frammenti, il restauro le ricomporrà, ma da quello che si vede vi sono rappresentati personaggi, scene rituali, mitologiche, combattimenti. Si apre una pagina straordinaria per ricostruire l’evoluzione della pittura etrusca.”

Anche perché lastre analoghe sono rarissime. “In Italia abbiamo solo pochi frammenti esposti qui, nel museo di Villa Giulia, e a Cerveteri, – ha continuato la Russo – mentre le uniche lastre famose, provenienti da scavi ottocenteschi fatti a Cerveteri, si trovano al British Museum e al Louvre , rispettivamente le lastre Boccanera e le lastre Campana.”

Le lastre di Cerveteri sono rimaste ferme nel deposito del Porto Franco di Ginevra per tanti anni. “Il trafficante d’arte che le conservava era inserito all’interno di una filiera complessa e transnazionale, che partiva dal tombarolo, poi c’era lo stesso trafficante italiano che faceva un po’ da centro di smistamento e quindi i reperti venivano mandati in altri centri strategici, dove erano ripuliti e restaurati dagli stessi trafficanti o mercanti d’arte e poi venduti ai grandi collezionisti, ai musei internazionali, pubblici e privati. – ha sottolineato la Soprintendente – Le lastre sono state trasportate in Svizzera quando non c’erano gli accordi internazionali contro il traffico di opere d’arte e reperti archeologici e il paese era un porto franco a tutti gli effetti, quindi sono state ferme lì per decenni.”

Le attività di ricerca e recupero di reperti d’arte a cura dei Carabinieri  vanno avanti da tantissimi anni. “Nel 1995 ci fu il grande recupero Medici che aveva scardinato questo traffico e da allora gli effetti si sono visti chiaramente, con una netta parabola discendente degli scavi clandestini. – ha raccontato la dottoressa Russo – Entrando nella stanza dei carabinieri, però, ho avuto la percezione di essere davanti al frutto di una grande razzia, al frutto di uno scavo clandestino sistematico, ragionato: centinaia e centinaia di frammetti di lastre, significa che i tombaroli hanno potuto lavorare con calma, con tempi e mezzi congrui.”

Secondo quanto testimoniato dalla Soprintendente, in questi anni si sta assistendo ad una leggera ripresa delle attività illegali di scavo e saccheggio dei siti archeologici disseminati sul territorio, a causa della particolare congiuntura economica. Sicuramente però, rispetto al passato,  la vendita dei reperti risulta più difficile grazie agli accordi internazionali siglati dall’Italia con i paesi europei ma anche con i musei nazionali degli Stati Uniti, mèta di moltissimi reperti trafugati.

Il futuro delle ritrovate lastre dipinte di Cerveteri non è chiaro, per ora, ma la Soprintendente Russo ha un progetto interessante per queste nuove sue “protette”. “Ho il sogno di realizzare un restauro aperto al pubblico, magari a Cerveteri: i reperti devono ritornare nei territori di origine, perché non cominciare dalle fasi di restauro?!? Saranno coinvolte le massime maestranze ma anche i nostri giovani restauratori dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, il top del restauro a livello internazionale, utilizzeremo le nostre risorse interne e magari un nostro ambiente  aperto al pubblico.