Roma “città eterna” per la sua storia ma anche per la continua attività di rilettura della stessa grazie agli scavi e alle ricerche sul suo patrimonio.
Ultima “puntata” di questo racconto è la scoperta di un cenotafio, monumento sepolcrale per molti dedicato a Romolo, fondatore dell’Urbe ( e non la sua tomba come si era ipotizzato inizialmente) ugualmente importante ma privo dei resti mortali della persona in onore della quale è stato eretto. Il monumento antico si trova nel cuore del Foro Romano e potrebbe essere visitabile già fra due anni.

«Il sarcofago naturalmente l’abbiamo trovato vuoto -ha spiegato Alfonsina Russo direttrice del Parco Colosseo – perché anche se gli antichi romani la consideravano tomba di Romolo in realtà non si tratta della sua tomba ma di un cenotafio, un luogo della memoria dove si celebrava il culto di Romolo. Questo rinvenimento consentirà di dare nuova luce alla storia di Roma, una tappa fondamentale nei futuri percorsi di visita del Foro Romano. Lo scavo archeologico riprenderà a fine aprile e penso ci saranno nuove sorprese in quanto è evidente sul lato occidentale del vano una sezione stratigrafica intatta».
Quello che è riemerso accanto al complesso della Curia-Comizio è un heroon dedicato al fondatore della città di Roma». Ovvero «un ambiente sotterraneo con all’interno un sarcofago in tufo di circa m 1,40 di lunghezza, associato ad un elemento circolare, probabilmente un altare» Sarcofago che «è stato scavato nel tufo del Campidoglio e dovrebbe pertanto risalire al VI sec. a.C.».
Tutto riporterebbe al leggendario fondatore della Città eterna al quale è dedicato perché «il contesto ubicato al di sotto della scalinata di accesso alla Curia, realizzata negli anni ’30 del secolo scorso da Alfonso Bartoli, risulta evidentemente preservato per il suo stesso significato simbolico dalla sovrastante Curia e coincide con quello che le fonti tramandano essere il punto post rostra (dietro i Rostra repubblicani) dove si colloca il luogo stesso della sepoltura di Romolo (secondo la lettura di un passo di Varrone da parte degli Scoliasti di Orazio, Epod. XVI)».

“Con grande emozione lo scavo ha portato al rinvenimento del vano ipogeo così come l’aveva descritto Boni, intatto, dietro una tamponatura in mattoni risalente al restauro della Curia degli anni 30 del 1900 di Alfonso Bartoli. Con nostra sorpresa, abbiamo constatato che lo stesso Bartoli aveva risparmiato il vano ipogeo costruendo dei pilastrini in mattoni e un solaio in travi di ferro e tavelloni forati. Tutto il vano e l’area del portico della Curia sono stati puntualmente documentati attraverso un rilievo in Laser scanner in 3D. Sul fondo è visibile il sarcofago realizzato in tufo del Campidoglio, cava tra le più antiche di Roma. – ha spiegato nel corso della conferenza stampa di presentazione della scoperta la direttrice Russo – Accanto un elemento circolare sempre in tufo del Campidoglio. Sui lati sud e ovest sono visibili blocchi di tufo grigio o cappellaccio. Lo scavo archeologico riprenderà alla fine di aprile e credo ci saranno ulteriori sorprese, in quanto è evidente sul lato occidentale del vano una sezione stratigrafica intatta. Inoltre, grazie a Bartoli che ha lasciato una breve nota pubblicata poi nel volume postumo del 1963 e grazie a disegni di archivio sono state individuate due botole nella Curia, in asse con il vano ipogeo, che doveva essere più ampio di quello che oggi noi vediamo in quanto tagliato dalle fondazioni della Curia Iulia di età cesariana. Nelle botole infatti sono visibili una serie di blocchi monumentali in tufo, forse appartenenti alla parete di chiusura del vano ipogeo. Allo stato attuale possiamo affermare che il sarcofago e l’elemento cilindrico collocati sul piano di calpestio del piano ipogeo sono in quota, e, dunque, probabilmente in fase con i Rostra della fine del VI secolo a.C.”.

Fonte: Parco Archeologico del Colosseo