Nell’ambito di Torino Città del Cinema 2020, il Museo Nazionale del Cinema rende omaggio ai grandi nomi del cinema contemporaneo internazionale con 20 Masterclass che si terranno nella suggestiva cornice dell’Aula del Tempio, cuore del museo. I protagonisti avranno la possibilità di raccontare il loro lavoro nell’ambito di incontri appositamente pensati per gli studenti, provenienti dall’Università degli Studi e del Politecnico di Torino, ai quali di aggiungeranno 25 persone esterne. Il primo grande ospite è Amos Gitai, regista israeliano che, martedì 28 gennaio alle ore 18:00, dialogherà con il pubblico, raccontando la sua storia, il suo percorso e la sua visione del cinema. Una chiacchierata in libertà con aiuto di supporti video in quella che si può definire una Masterclass a tutti gli effetti, che non si limita ad una lezione di cinema ma che va oltre, mettendo in luce particolarità meno conosciute dei protagonisti. Ogni autore potrà scegliere come strutturare l’incontro, che avrà la durata di un’ora e mezza: in questo modo ogni Masterclass sarà diversa non solo come contenuti ma anche come struttura, chiara rappresentazione dell’infinito universo creativo del mondo del cinema.

“Le Masterclass previste per il 2020, l’anno che la Città dedica al cinema, sono 20 – sottolinea Domenico De Gaetano, Direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino – così come sono 20 gli anni che il Museo Nazionale del Cinema e la Film Commission Torino Piemonte compiono quest’anno. Un grande lavoro di squadra, nato dalla sinergia con gli enti del territorio, con la volontà che questo format prosegua anche nei prossimi anni”.

“Dare un taglio internazionale, in prevalenza europeo e con una particolare attenzione agli autori italiani. Con queste premesse – afferma Enzo Ghigo, Presidente del Museo Nazionale del Cinema – il Museo alla Mole Antonelliana si conferma una delle istituzioni di riferimento nel mondo cinematografico. E’ nostra intenzione continuare a valorizzare il nostro patrimonio e al tempo stesso rafforzare le relazioni internazionali in ambito culturale”.

L’incontro con Amos Gitai è moderato da Grazia Paganelli. La partecipazione è gratuita ma esclusivamente su prenotazione www.cinemamassimotorino.it – sarà possibile seguirne lo streaming qui >> 

I prossimi appuntamenti con le Masterclass prevedono il 21 febbraio con Julien Temple, il 17 marzo con Isabella Ragonese e il 28 aprile con Bill Morrison. Sempre il 28 gennaio, Amos Gitai sarà al Cinema Massimo alle ore 21:00 per presentare il libro “Storia di una famiglia ebrea” di Efratia e Amos Gitai (Bompiani) alla presenza di Elena Loewenthal, curatrice dell’edizione italiana, e con a seguire la proiezione del film West of the Jordan River. L’evento si inserisce all’interno della rassegna Architetture della memoria che il Museo Nazionale del Cinema gli dedica dal 25 al 31 gennaio 2020 al Cinema Massimo, ideale completamento della retrospettiva dedicatagli già nel 2012 e vede in programma i suoi ultimi film mai usciti in Italia, che mostrano, il senso di fare cinema da parte di un regista “che ha fatto del suo cinema uno strumento politico di conoscenza e di pensiero”. Il suo sguardo, sempre al confine tra finzione e documentario, non smette mai di interrogare le vicende, lontane e presenti, che coinvolgono Israele nelle sue complessità culturali, filosofiche, economiche, sociali, politiche. Amos Gitai incontrerà il pubblico anche mercoledì 29 gennaio alle ore 20.30 prima della proiezione del suo film A Tramway in Jerusalem.

Programma delle proiezioni

Tsili (Israele/Russia/Italia/Francia 2014, 88’, DCP, col., v.o. sott.it.) – Tsili è una giovane donna fuggita ai rastrellamenti nazisti. Riparata nella foresta intorno a Černivci, costruisce un nido di rami e foglie in cui si accomoda molto presto Marek, ebreo come lei, in cerca di rifugio. Fino a quando la ragazza corre verso la liberazione con gli ebrei diretti alla volta del mare e della Terra promessa. In ospedale, insieme ai sopravvissuti ai campi di concentramento, Tsili racconterà la sua storia di abbandono e di speranza dentro un mondo che sembra averla smarrita per sempre. Sab 25, h. 20.30/Lun 27, h. 18.00

Rabin, the Last Day (Israele/Francia 2015, 153’, DCP, col., v.o. sott.it.) Sabato 4 novembre 1995, Tel Aviv: il primo ministro Yitzhak Rabin viene colpito da tre proiettili al termine di un grande comizio politico. L’assassino è un giovane colono della destra nazionalista ebraica determinato a far fallire il processo di pace con i palestinesi e il film si concentra su questa tragica giornata. Realizzato in occasione del ventesimo anniversario della morte, il film ricostruisce i fatti con filmati d’archivio dell’attentato e dei momenti immediatamente successivi, gettando luce su una crescente crisi dell’odio che affligge l’odierna società israeliana. Dom 26, h. 15.30/Lun 27, h. 20.30

A Letter to a Friend in Gaza (Israele 2018, 34’, DCP, col., v.o. sott.it.) Grazie a testi di Mahmoud Darwish, S.Yizhar, Emile Habib, Amira Hass e Albert Camus, Amos Gitai struttura un j’accuse molto diretto alla politica del governo israeliano nei confronti dei palestinesi. Ispirandosi ad Albert Camus, che tra il 1943 e il 1945 pubblicò una serie di lettere rivolte a un immaginario amico tedesco, Gitai decide che, come regista e cittadino, avrebbe cercato di avviare il dialogo e convincere le persone ad ascoltarsi a vicenda. Dom 26, h. 18.15/Ven 31, h. 20.30

Ana Arabia (Francia/Israele 2013, 85’, DCP, col., v.o. sott. it.) Una giovane giornalista, Yael, si reca in un quartiere, tra Jaffa e Bat Yam, in cui israeliani e palestinesi convivono. Ha sentito parlare di una donna ebrea che, sopravvissuta ad Auschwitz, aveva sposato un arabo ed era andata a vivere lì. Yael, nella sua visita, ascolta ciò che il marito Youssef ha da raccontarle e raccoglie anche le testimonianze di parenti e conoscenti. Il tutto in un unico piano sequenza di 85 minuti. Dom 26, h.18.50/Ven 31, h. 21.05

West of the Jordan River (Francia/Israele 2017, 84’, DCP, col., v.o. sott.it.) Amos Gitai torna per la prima volta nei territori occupati da quando ha realizzato, nel 1982, il suo controverso documentario Field Diary. A bordo di un’auto, il regista viaggia attraverso la Cisgiordania raccogliendo testimonianza degli sforzi dei cittadini israeliani e palestinesi per cercare di superare le conseguenze di cinquant’anni di occupazione, ma anche le dichiarazioni di politici e giornalisti israeliani sul futuro della Cisgiordania, occupata appunto da Israele sin dal 1967. Mar 28, h. 21.00/Mer 29, h. 18.30

A Tramway in Jerusalem (Israele 2019, 94’, DCP, col., v.o. sott. it.) A Gerusalemme, il tram collega diversi quartieri, da est a ovest, registrandone varietà e differenze. Il film raccoglie un mosaico di esseri umani di questa città che è anche il centro spirituale delle tre grandi religioni monoteiste: ebraismo, cristianesimo e islam. Osserviamo la vita quotidiana di questo paesaggio umano, una serie di incontri che avvengono sulla linea rossa della tramvia, dai quartieri palestinesi di Shuafat e Beit Hanina di Gerusalemme est fino a Mount Herzl a Gerusalemme ovest. Mer 29, h. 20.30/Ven 31, h. 18.30