Il Museo Nazionale del Cinema di Torino ospita dal 17 luglio 2019 al 6 gennaio 2020 la mostra
#FacceEmozioni. 1500-2020: dalla fisiognomica agli emoji, curata da Donata Pesenti
Campagnoni e Simone Arcagni. Maggiori informazioni >> 

Un percorso espositivo che, partendo dalla prestigiosa collezione del Museo Nazionale del Cinema, racconta gli ultimi 5 secoli di storia di questa pseudoscienza, tra maschere e sistemi di riconoscimento facciale per raccontare attraverso canali eterogenei  come il volto sia il più importante luogo di espressione dell’anima dell’essere umano.

La mostra prova a tessere le fila di un discorso antico – le cui origini risalgono addirittura ad
Aristotele – per arrivare ai nostri giorni e cerca nei tratti del volto, ma anche nella sintesi grafica
degli emoji, i riscontri dei caratteri e delle emozioni delle persone: una sorta di “catalogo” capace di
catturare gli occhi e di sedurre la mente dei visitatori, chiamati a specchiarsi e a riconoscere il loro
volto in una folla di visi tratteggiati, caricaturizzati, deformati, sublimati a partire da Leonardo da
Vinci fino a un futuro che è già cominciato.

180 opere in mostra, che includono 82 riproduzioni fotografiche, 55 opere originali (dagli elmi e volumi del ‘500 alle installazioni di artisti contemporanei), 43 tavole tratte dalla collezione di fisiognomica del museo. A queste si aggiungono 42 montaggi, 4 app e 8 installazioni. Questi i numeri della mostra, unica nel suo genere grazie a un originale percorso trasversale che attraversa ambiti e periodi differenti, facendo del “volto delle emozioni” uno spazio di trame complesse che collegano arte e teatro, cinema e animazione, fino ad arrivare alle nuove tecnologie.

Il percorso di visita si concentra sulle arti performative e si interseca con arte, scienza,
tecnologia e comunicazione. Partendo dall’Aula del Tempio, e poi su per la Rampa Elicoidale, il
visitatore viene coinvolto in quel lungo affascinante racconto che collega i cataloghi di Giovan
Battista Della Porta e Johann Caspar Lavater allo studio dei volti del primo pittore del Re Sole,
Charles Le Brun, ai vetri per lanterna magica e agli emoji, ai manuali per l’attore – di teatro prima e
di cinema poi -, alla tecnica del morphing, ai più avanzati software di face tracking o alle opere di
artisti contemporanei che esplorano il volto e le emozioni.
Faccine o emoji che comunicano l’emozione del momento, software in grado di riconoscere un
volto, di ricostruirne o manipolarne i tratti somatici: sono esperienze che caratterizzano la società
tecnologica contemporanea ma che hanno radici profonde nel passato. Da sempre infatti il volto è
lo “specchio dell’anima” e viene esplorato come il luogo privilegiato su cui si disegnano i caratteri e
le emozioni dell’uomo. Ed è quello che ha fatto la fisiognomica, una pseudoscienza che sin
dall’antichità ha intrecciato i suoi percorsi con ambiti molto differenti tra loro.