Longobardi. Un popolo che cambia la storiaLongobardi. Un popolo che cambia la storia

Oltre 300 opere esposte, 80 musei e gli enti prestatori, oltre 50 gli studiosi coinvolti nelle ricerche, 32 siti e i centri longobardi rappresentati in mostra, 58 i corredi funerari esposti integralmente, 17 video originali e le installazioni multimediali: sono questi i numeri della mostra “Longobardi. Un popolo che cambia la storia”, punto di arrivo di oltre 15 anni di nuove indagini archeologiche, epigrafiche e storico-politiche su siti e necropoli altomedievali.

Dal 1 settembre 2017 al Castello Visconteo di Pavia, dal 15 dicembre 2017 al MANN di Napoli e ad aprile 2018 al Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, l’esposizione sarà un percorso  di approfondimento storico da Nord a Sud sul periodo che segue la caduta dell’Impero Romano, mai indagato prima in questo modo.

Paolo Giulierini, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, aveva commentato in sede di presentazione del progetto: “Di fatto sono profondamente debitore nei confronti di Maurizio Cecconi e Federico Marazzi, che mi hanno fatto riflettere sull’opportunità di aprire a scenari più vasti la riflessione sull’Evo antico, tanto più che i Longobardi, in Campania, hanno lasciato un segno indelebile. Basterà citare solo Capua e Benevento, le due più importanti capitali della Longobardia Minor, nonché l’interessante rapporto tra l’entroterra e la Napoli tradizionalmente bizantina. Ad una più attenta ricerca, anche per lo stesso centro della città partenopea, a seguito dei recenti scavi delle metropolitane, i confini culturali si fanno più sfumati ma sopratutto emerge una straordinaria
occasione di rilettura complessiva anche dei manufatti aurei, delle epigrafi, degli oggetti di età alto medievale che giacevano ab immemorabili nei nostri depositi.”

Questo approfondimento consentirà, dopo la mostra, di esporre in maniera permanente i materiali tornati a nuova vita, dando conto del vissuto di una città e di un territorio anche molti secoli dopo la tradizionale data del 476 d.C. 
La mostra, organizzata con il Comune di Pavia-Musei Civici del Castello di Pavia e il Museo Statale Ermitage, assume anche un significato profondo in un’ottica europea: alla base del ragionamento vige l’assunto di una Europa che fonda sì la sua storia su Roma, già caleidoscopio di popoli, ma che si arricchisce di componenti germaniche, scandinave ed altro, rendendo sterili tutte quelle correnti di populismo e di nazionalismo che oggi, ancora, purtroppo, funestano le nostre terre.

Fonte: organizzatori