Se ne parla tanto ma come sia nato e perché: vi vogliamo raccontare le ragioni dell’istituzione del Centro del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, a quasi 70 anni dalla sua prima formidabile “Mission impossible”.

Alla fine degli anni ’50 il governo egiziano decise la costruzione della diga di Assuan: sarebbe stata un’opera importante e rivoluzionaria per l’impatto sulla regione, avrebbe infatti notevolmente incrementato l’approvvigionamento di elettricità del paese, ma altrettanto impatto avrebbe avuto sul patrimonio archeologico dell’area.

La diga, avrebbe infatti deviato il corso del Nilo, creando un lago artificiale, il lago di Nasser, che avrebbe coperto di acque una superficie di 500 km quadrati della vale del grande fiume. Qui erano stati ritrovati nel 1813 (anche se gli scavi avrebbero avuto inizio solo 4 anni più tardi),  due enormi templi in roccia fatti costruire dal Faraone Ramses II nel XIII a.C. per sé e la sua sposa Nafertari. I templi, ricavati nel fianco della montagna, erano bellissimi ed imponenti: a proteggerli vi erano pregevoli statue alte fra i 10 e i 21 metri che costituivano una delle più importanti testimonianze della storia dell’Antico Egitto.

Il 9 gennaio del 1960 ebbero inizio i lavori per la costruzione della diga, nel marzo successivo l’UNESCO lanciò un primo appello perché l’opinione pubblica internazionale si mobilitasse per fermare quella che appariva l’inevitabile distruzione di monumenti dell’antichità tanto preziosi (on line trovi l’edizione dell’Epoca dell’UNESCO Courier che pubblicò l’appello, qui >> ) Le risposte non mancarono, partirono raccolte di idee e raccolte di fondi: a vincere su tutte fu però la proposta di trasferire i monumenti su una altura vicina, in modo da preservare la struttura e permettere all’Egitto di avere la sua diga. Una cordata di imprese internazionali accettò di collaborare al trasloco dei due templi (che pesavano complessivamente 320.000 tonnellate), operazione che prevedeva lo smontaggio delle opere, il loro trasferimento e il loro riassemblaggio 65 metri più in alto e circa 180 metri più indietro rispetto alla posizione di partenza. I lavori ebbero inizio nel 1964, durarono 1.117 giorni, videro impegnate 2.000 persone e un costo faraonico di circa 40.000 milioni di dollari (per conoscere le fasi tecniche del progetti leggi l’approfondimento qui >>).

Il salvataggio dei templi di Abu Simbel fece luce sulla necessita che la comunità internazionale si impegnasse a preservare i luoghi e i monumenti che in tutto il mondo raccontassero del passaggio della civiltà dell’uomo sulla Terra. Nel 1965 Russell E. Train  coordinò un tavolo per una convenzione internazionale che servisse a proteggere  il patrimonio culturale e quello ambientale, che qualche anno più tardi – 1972 – diventò la  UNESCO World Heritage Convention.