TRANSUMANZALa Transumanza candidata al Patrimonio Mondiale Ph. Martin-Busch @Wikicommons

Sarà ‘La Transumanza’ ad essere candidata dall’Italia  a diventare patrimonio culturale immateriale dell’umanità UNESCO il prossimo anno: la richiesta è stata presentata ufficialmente a Parigi dall’Italia, Paese capofila insieme a Grecia e Austria. A farlo sapere il ministero delle Politiche agricole, che con la firma del dossier di candidatura transnazionale avviato quindi il processo di valutazione internazionale che porterà alla decisione, da parte del Comitato di governo UNESCO, nel novembre 2019.

La Transumanza rappresenta la migrazione stagionale di greggi, mandrie e pastori che, insieme a cani e cavalli, si spostano in differenti zone climatiche, percorrendo le vie semi-naturali dei tratturi. Una pratica tradizionale che è anche attività economica sostenibile caratterizzata da un rapporto peculiare tra uomo e natura, praticata nel centro e sud Italia, partendo da Amatrice e Ceccano nel Lazio ad Anversa degli Abruzzi e Pescocostanzo in Abruzzo, da Frosolone in Molise al Gargano in Puglia.

“Ci riempie di orgoglio in quanto l’unica candidatura per quest’anno del settore agricolo valorizza una pratica della tradizione che rinnova il profondo legame tra uomo, prodotto e paesaggio – ha commentato all’ANSA il vice ministro alle Politiche Agricole, da oggi con le deleghe del settore, Andrea Olivero, a margine della conferenza stampa sul 52/mo Vinitaly – La transumanza è una pratica di allevamento ancestrale sì, ma orgogliosamente ancora oggi preservata dalle comunità dei territori rurali. Comunità che peraltro hanno subito particolarmente i danni del terremoto nel Centro Sud e che potranno beneficiare di un volano di sviluppo fortemente voluto dagli stessi transumanti. La redazione del dossier di candidatura, coordinata a livello internazionale dal Gruppo di Lavoro UNESCO del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, presieduto da Pier Luigi Petrillo, ha visto infatti il coinvolgimento attivo delle comunità italiane, dal Trentino Adige e Lombardia fino alla Puglia, che in questi anni hanno attivamente lavorato alla valorizzazione e salvaguardia della transumanza e del fondamentale apporto di famiglie e pastori che hanno saputo mantenere negli anni la vitalità della pratica, nonostante le difficoltà socioeconomiche e lo spopolamento delle aree rurali”.

Fonte: ANSA.it