Ci sono tesori che appartengono all’umanità intera tra le opere esposte ne “L’arte di salvare l’arte. Frammenti di storia d’Italia”, la mostra pensata per celebrare il 50° anniversario della nascita del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale – TPC e allestita a Palazzo del Quirinale dal 5 maggio al 14 luglio. Inaugurata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, vuole essere molto più di un omaggio a uno dei reparti speciali più prestigiosi dell’Arma: attraverso 109 reperti che spaziano dall’archeologia all’arte del ‘900, essa rappresenta infatti il riconoscimento anche di fronte al grande pubblico del lavoro quotidiano che, dal 3 maggio 1969, giorno della fondazione del reparto, gli uomini del Comando TPC (oggi 300 in tutto, dislocati nell’intero territorio nazionale) svolgono al servizio delle bellezze artistiche, culturali e storiche italiane e quindi della nostra identità.

La lettera di Cristoforo Colombo del 1493 vicino al trapezophoros della fine del IV secolo a.C., Il giardiniere di Van Gogh e Le Cabanon de Jourdan di Paul Cézanne accanto alla Visione di San Gregorio taumaturgo del Guercino del 1630. E poi più avanti un tripudio di arte sacra, con la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca (1474-1480), la Sacra Famiglia di Mantegna (1490) e il grande olio su tela di Tiepolo, raffigurante l’Apparizione della Madonna col Bambino a San Filippo Neri, messo in salvo a Camerino dopo il terremoto del Centro Italia del 2016, fino a uno degli ultimi capolavori ritrovati, il bassorilievo quattrocentesco con la Madonna col Bambino di Andrea Della Robbia, recuperato ad aprile.

Sono cinque le sezioni in cui si divide il percorso espositivo, a cura di Francesco Buranelli, per far comprendere gli enormi risultati ottenuti in mezzo secolo di attività investigativa, diplomazia culturale e operazioni “sul campo” nel contrasto al crimine contro il patrimonio culturale: un bilancio di quasi 2 milioni di opere salvate e sottratte all’illegalità, di cui la mostra dà un importante assaggio (esposta anche la prima opera riportata “a casa” nel 1969, il dittico raffigurante l’Annunciazione attribuito a Lorenzo Monaco). Dopo una sala di grande impatto, che mette insieme arti ed epoche diverse (dal van Gogh al trapezophoros, da mobili del ‘700 a reperti archeologici) e dà prova dell’attività a tutto campo dei Carabinieri, si procede con le singole sezioni tematiche. Tre sale sono dedicate ad altrettanti volti del nostro Paese: una prima Italia, con le testimonianze archeologiche di Cerveteri, una seconda Italia, con l’arte rinascimentale, e una terza, calata nella realtà di oggi, con i beni artistici recuperati dalle zone terremotate o dalle zone di conflitto a opera dei Caschi Blu della Cultura. Per ognuna degli oggetti esposti c’è l’indicazione della data del furto e di quella del ritrovamento, ma anche informazioni sui luoghi e le modalità del recupero, a testimonianza del fatto che dietro ognuna di esse si nascondono storie avventurose e rocambolesche risolte in poco tempo o magari vicende lunghissime, caratterizzate da un interminabile lavoro di investigazione in varie parti del mondo. Emozionante anche l’ultima sezione, che rivolge lo sguardo al futuro, ma anche verso quelle opere che mancano all’appello: capolavori ancora dispersi (come la Natività di Caravaggio sottratta a Palermo o il Bambinello dell’Ara Coeli di Roma) che costituiscono una ferita aperta per l’Arma e su cui l’attenzione è tuttora altissima.

“I capi del 1969 furono dei visionari perché ebbero l’intuizione di creare questo reparto specializzato un anno prima della raccomandazione dell’UNESCO”, spiega il Generale di Brigata Fabrizio Parrulli, Comandante Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. “Speriamo che la proposta di legge per inasprire le pene per il furto d’arte vada in porto così potremo avere maggiori strumenti”, prosegue, “i 300 uomini del reparto divisi in 15 nuclei operano in tutta Italia e sono ottimi investigatori: hanno anche competenze specifiche, per esempio ci sono archeologici, musicologi, esperti di lettere antiche”.

Fonte: Ansa.it