La scorsa settimana sono state presentate a Roma le “Raccomandazioni” maturate in seno alla sedicesima edizione di Ravello Lab – Colloqui internazionali, iniziativa promossa dal Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali lo scorso autunno.

Nel documento stilato di partecipanti nei panel di Ravello Lab, si trovano indicazioni e riflessioni su alcune problematiche inerenti al mondo della cultura e dell’economia della cultura, legata ai territori.

Per quanto riguarda il primo panel, Paesaggio Culturale e Aree Interne. Pianificazione strategica e progettazione integrata nel tempo della Ripartenza, le riflessioni riguardano il ruolo delle istituzioni pubbliche e private del Paese, in maniera piuttosto empirica, possono fare per favorire una promozione di sviluppo culture-driven, che coinvolga attivamente le comunità locali, facendoli divenire vere e proprie comunità patrimoniali. Tale approccio innovativo assume ancora più rilevanza nelle aree interne del paese, dove la conservazione e valorizzazione del paesaggio è fortemente legata alla rigenerazione del tessuto sociale, essendo il paesaggio in queste zone caratterizzato dai drammatici effetti dello spopolamento avvenuto negli ultimi decenni.

Le istituzioni pubbliche, e in particolar modo quelle devote alla promozione della ricerca sul territorio, come le Università, le associazioni del terzo settore e le fondazioni culturali, sono invitate, quindi, a promuovere investimenti mirati, che rispettino l’identità territoriale ma al contempo esplorino modi innovativi per la sua valorizzazione. Ciò sarebbe possibile tramite la progettazione di percorsi formativi ad hoc che favoriscano lo sviluppo di competenze locali anche tramite l’incontro e il confronto con accademici e professionisti internazionali.

Tra le altre “raccomandazioni” fornite, vi sono anche quelle relative al miglioramento della dotazione dei servizi delle aree interne, il rafforzamento della connettività territoriale e la promozione di una tutela sostenibile del paesaggio. Al fine di favorire una pianificazione integrata, che valorizzi le attività produttive specifiche delle aree interne e marginalizzate del paese e utilizzi la formazione come leva dello sviluppo sociale, il panel si è concluso con l’esame del ruolo che le università e le fondazioni culturali potrebbero avere nel promuovere l’innovazione territoriale.

Per quanto, invece, concerne il secondo panel, L’impresa socio-culturale, le “raccomandazioni” fornite ai rappresentati delle istituzioni e tutti i professionisti del settore paesaggistico e culturale riguardano la necessità di acquisire nuova consapevolezza sulle opportunità nate dalla collaborazione tra imprese sociali e imprese culturali, soprattutto in aree del paese segnate dalla depressione socio-economica. Si è sottolineata anche la necessità di evitare proliferazioni di qualificazioni dettagliate, ad esempio dando diffusione alla soft law adottata in relazione ai partenariati pubblico-privati dal Codice dei contratti e dal codice del terzo settore, e aumentando la capacità di enti pubblici e privati di cooperare. Infine, si è esaminato lo spettro delle nuove responsabilità che dovrebbero essere integrate nella disciplina della imprese pubbliche, e si sono invitate le istituzioni e gli operatori a riflettere sulle potenzialità dell’impresa culturale in relazione all’annoso problema del patrimonio immobiliare delle aree interne del paese, soprattutto in termini di restauro etico e valorizzazione sostenibile.

 

Fonte: Fondazione Scuola del Patrimonio