Per la prima volta in Italia apre nelle sale di Palazzo Roverella a Rovigo un’importante esposizione, promossa da Fondazione Cariparo, Comune di Rovigo e Accademia dei Concordi, dedicata a Marc Chagall e all’influsso determinante che sulla sua opera ha esercitato la grande tradizione culturale della sua patria russa.
Saranno una settantina le opere in mostra, tra cui si annoverano i maggiori capolavori dei musei russi di Mosca e di San Pietroburgo, oltre a una generosa selezione di opere provenienti dalla collezione privata dell’artista. E verranno accostati a una scelta di icone, in cui si esprime la vetta più alta della spiritualità russa, e di lubki, le vignette popolari così ampiamente diffuse ai tempi di Chagall.

Le opere esposte a Palazzo Roverella provengono, oltre che dagli eredi dell’artista, dalla Galleria Tretyakov di Mosca, dal Museo di Stato Russo di S. Pietroburgo, dal Centre Pompidou di Parigi, dalla Thyssen Bornemisza di Madrid e da importanti e storiche collezioni private, con alcuni dei più grandi capolavori dalla “Passeggiata” all’”Ebreo in rosa”, a “Il matrimonio”, “Il Gallo”, “Il guanto nero” e altri.
La mostra nasce dalla collaborazione con la Fondazione Culture Musei e il Museo delle Culture di Lugano, che ne ha ideato e sviluppato il progetto nell’ambito delle ricerche e delle attività del ciclo
“Ethnopassion”. 

L’esposizione, curata da Claudia Zevi, intende illustrare – giustapponendo le icone e i lubok alle opere di Chagall – come l’artista sia giunto a elaborare, attraverso i fili della sua memoria, la ricchezza di immagini e di leggende tipiche della cultura popolare e spirituale russa, coniugandole con il misticismo fantastico della tradizione chassidica cui egli appartiene, sino a farne l’armamentario specifico che caratterizzerà sempre, e per tutta la sua lunga vita, il suo linguaggio artistico.

Gli animali fantastici, le persone e i villaggi che volano, i cieli e i tetti che si toccano, gli angeli, sono tutti elementi che Chagall ha attinto dalla tradizione favolistica russa per trasformarli negli elementi originali della propria sintassi espressiva, mentre deriva dal mondo ebraico e cristiano ortodosso delle icone la cifra intellettuale e spirituale della sua opera.

Questo approccio consente anche di analizzare da un punto di vista rinnovato la posizione singolare di Chagall all’interno dell’arte del XX secolo.
Infatti, contrariamente all’iconoclastia propria delle avanguardie di inizio secolo, la sua pittura, pur ponendosi fermamente sul piano del moderno, non necessita di, e non produce, alcuna rottura con il mondo della memoria e delle forme che la tradizione in cui è cresciuto presuppone.

E così, pur scegliendo di vivere, come lui stesso dice ‘voltando le spalle al futuro’, Chagall si trova ad avere codificato un linguaggio e una sintassi espressiva che divengono nella sua opera elementi di arricchimento e di originalissima definizione formale senza mai interferire con il mondo delle emozioni e dell’affettività, continuando a parlare ancora oggi, come pochi altri, alla nostra sensibilità postmoderna.
Il catalogo della mostra è curato da Claudia Beltramo Ceppi Zevi ed è pubblicato da Silvana Editoriale, con saggi di Michel Draguet, Maria Chiara Pesenti, Giulio Busi, Giulia Gigante, Sofiya Glukhova.

 

Fonte: Ufficio Stampa Studio Esseci