Modena - Piazza Grande UNESCO

Nel 1997 la Cattedrale di Modena, la Torre Civica e Piazza Grande sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Il sito di Modena è un bene di carattere monumentale, iscritto quindi sulla base di criteri culturali: esso “rappresenta un capolavoro del genio creativo dell’uomo”, poiché è espressione dell’attività di due personalità d’eccezione, l’architetto Lanfranco e lo scultore Wiligelmo. La loro creazione, infatti, con la sua profonda trama di riferimenti all’antichità, si propose come importante modello per tutto il Romanico padano, offrendo l’ «esempio eminente di un tipo di costruzione o di complesso architettonico che illustri un periodo significativo della storia umana».

Agli inizi del XII secolo il Duomo di Modena fu infatti uno dei principali luoghi di formazione di un nuovo linguaggio figurativo, destinato ad influenzare gli sviluppi del Romanico nella Pianura Padana, mentre il suo apparato scultoreo rappresenta un osservatorio privilegiato per capire il contesto culturale che accompagnò la rinascita della scultura monumentale in ambito europeo.

L’intero complesso costituito dalla Cattedrale, dalla torre “Ghirlandina” e dalla piazza costituisce inoltre una “testimonianza unica o quantomeno eccezionale di una civiltà o di una tradizione scomparsa”, trattandosi di un esempio eminente di insediamento urbano legato ai valori della civiltà comunale, con il suo peculiare intreccio di funzioni religiose e civili. Per la comunità al quale il bene è affidato, l’inserimento nella lista del Patrimonio dell’Umanità è in genere motivo di orgoglio, mentre molti turisti individuano giustamente nell’appartenenza al patrimonio UNESCO un marchio di sicura qualità. 

Negli ultimi anni, infatti, in città è aumentato il numero di turisti provenienti anche da molto lontano. Nello stesso tempo, tuttavia, ciò è una grande responsabilità perché quei valori in base ai quali il sito è stato riconosciuto devono essere tutelati e mantenuti nel corso del tempo, in una dimensione dinamica che richiede spesso difficili equilibri tra esigenze di tutela e volontà di valorizzazione.

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