Tornano a farsi sentire i piccoli Comuni turistici italiani sotto i 15.000 abitanti alle prese con le dure conseguenze economiche dell’emergenza coronavirus, che nel maggio scorso hanno lanciato un appello al Governo per salvare “i gioielli turistici d’Italia”. Un numero iniziale di 28 Comuni da tutta Italia che è via via cresciuto a fino a 46 adesioni che si sono rivolti al Governo ponendo l’attenzione sulle difficoltà che vivono i piccoli e medi comuni italiani a fortissima vocazione turistica.

I Comuni firmatari si dicono  delusi dalla norma dell’art.59 del “Decreto Agosto”. Questo,  riconoscendo un contributo a fondo perduto ai soggetti esercenti attività d’impresa di vendita di beni o servizio al pubblico svolte nei centri storici nei comuni capoluogo di provincia o di città metropolitane – che abbiano registrato presenze turistiche di cittadini residenti in paesi esteri in numero almeno tre volte superiore a quello dei residenti per i primi e in numero pari o superiore ai residenti per le seconde – li taglia fuori da ogni forma di sostegno.

«Tagliati fuori da norma sui centri storici» «Non è accettabile questa differenza, non riusciamo a spiegarla alle nostre imprese – ha commentato Andrea Marrucci, sindaco di San Gimignano e promotore dell’Appello dei piccoli comuni turistici -. Il Decreto legge ‘Agosto’ contiene molte norme positive per i Comuni, a partire ad esempio dall’incremento del fondo per l’esercizio delle funzioni degli enti locali o l’incremento del ristoro dell’imposta di soggiorno, ma siamo completamente tagliati fuori dalla norma sui centri storici. Una norma ancora una volta pensata soltanto per i grandi agglomerati urbani che ignora tanti piccoli e medi comuni a forte vocazione turistica che, con le loro eccellenze ed i loro centri storici, talvolta anche patrimoni dell’umanità, sono spesso volano per interi distretti turistici, vallate e comprensori, generando ricchezza e indotto anche oltre i propri confini comunali e rappresentando una parte importante dell’economia italiana. Chiediamo al Governo e a tutte le forze politiche presenti in Parlamento – conclude Marrucci a nome di tutti i Sindaci firmatari – di correggere la norma in sede di conversione del decreto legge».

Tra gli altri Comuni che hanno rivolto l’appello al Governo figurano San Gimignano, Montalcino, Montepulciano, Pienza, San Quirico d’Orcia, Buonconvento, Sarteano e Chiusi nel Senese, Greve in Chianti e Barberino del Mugello (Firenze), Castiglione della Pescaia (Grosseto), Barolo, Barbaresco, Monforte d’Alba e La Morra (Cuneo), Pollica, Positano e Amalfi ( Salerno), Volterra (Pisa), Porto Venere (La Spezia), San Vincenzo (Livorno), Portofino (Genova), Otranto e Castrignano del Capo, Melendugno, Porto Cesareo e Castro (Lecce), San Severino Lucano, Guardia Perticara e Rionero in Vulture (Potenza), Iseo (Brescia), Valsinni (Matera), Diamante e Papasidero (Cosenza), Città della Pieve (Perugia), Pula ( Cagliari), Cabras (Oristano), Castelsardo (Sassari), Malfa Isola di Salina (Messina), San Vito di Cadore (Belluno), Castiglione dei Pepoli (Bologna), Quarrata (Pistoia), Sizzano (Novara), Nemi (Roma), Selvino (Bergamo), Gibellina (Trapani).

 

Fonte: Agenpress