La Biblioteca Nazionale di Firenze è uno dei gioielli del  patrimonio librario italiano.  Aperta al pubblico nel 1747 nel complesso degli Uffizi, dal 1935 ha sede in piazza di Cavalleggeri e con oltre 8 milioni di unità bibliografiche è l’Istituto statale più grande d’Italia.
La Biblioteca nasce essenzialmente da due distinti nuclei, molto diversi per finalità e origini: da un lato la Biblioteca di Antonio Magliabechi bibliofilo, erudito fiorentino, vissuto nella seconda metà del Seicento, che nel 1714 decide di donare la sua biblioteca a tutti i cittadini, dall’altra una biblioteca dinastica opposta per intenti e origini: la Biblioteca Palatina che aveva sede a Palazzo Pitti e che diviene parte integrante dopo l’Unità d’Italia. Su questi due nuclei fondanti si va ad innestare la principale fonte di arricchimento, il Deposito legale, cioè la norma che obbliga tutti a partire dal 1869 – stampatori allora ed editori oggi – a consegnare ciò che producono alla Nazionale Centrale. Ed è così che “nel corso di un secolo e mezzo, la Biblioteca si è arricchita ogni anno di decine di migliaia di monografie, circa 60.000 all’anno, di oltre centomila fascicoli periodici, di oltre 80.000 numeri di quotidiani – spiega nel video il direttore Luca Bellingeri –  oggi la Nazionale di Firenze possiede oltre sei milioni di volumi, circa 3 milioni di opuscoli, oltre tre milioni di periodici, 750.000 autografi, e sviluppa complessivamente circa 130 chilometri di scaffalature”.
Collezioni e fondi di ogni tipo, costituiti insieme alla Biblioteca ma anche acquisiti successivamente, come dimostra lo straordinario Fondo dei libri d’artista di cui fanno parte oltre 4.300 opere realizzate da artisti come Duchamp, Matisse, Picasso e Chagall, che ripercorrono la storia delle Avanguardie del Novecento. La collezione, tra le più ricche d’Europa e del mondo dedicate ai libri d’artista, è stata acquisita dal ministero per i Beni culturali nel Duemila da Loriano Bertini, industriale tessile di Prato con la passione per questi oggetti.
Concepito proprio per ospitare la Biblioteca, l’edificio fu travolto dall’alluvione del 4 novembre del 1966. Una catastrofe per tutta la città di Firenze, un danno enorme per la Nazionale, che vide sommerso dal fango quasi un milione di unità bibliografiche, compresa una parte delle collezioni antiche, Palatina e Magliabechiana. Una gara di solidarietà internazionale investì il capoluogo toscano, e in moltissimi si offrirono per salvare il patrimonio colpito. È in quelle ore che nacque una squadra di professionisti, un gruppo di restauratori specializzati che di fatto portò alla creazione di quello che alla Biblioteca nazionale Centrale di Firenze ancora oggi è il laboratorio di restauro dedicato ai beni librari, tra i più importanti d’Italia e d’Europa.
Fonte: Uff. Stampa Ministero della Cultura