archeologia condivisaParco di archeologia condivisa - Poggi del Molino

Il parco di archeologia condivisa è un luogo dove il mestiere dell’archeologo è alla portata di tutti. Dove ci si diverte e si trascorre il tempo libero a contatto con gli archeologi al lavoro. E’ un’idea nuova che Archeostorie vuole sperimentare nell’area di Poggio del Molino (Livorno) ma che si potrebbe replicare all’infinito. Una vera rivoluzione

Archeostorie ha chiesto nei giorni scorsi ai suoi lettori di sostenere con il loro voto il Parco di archeologia condivisa di Poggio del Molino (Livorno), che ha partecipato al bando Aviva Community Fund, chiusosi ieri, raccogliendo 22.322 preferenze. L’archeoparco condiviso sarebbe una vera rivoluzione nel rapporto tra l’archeologia e i cittadini, aprendo la via a un modo diverso – più nuovo, divertente, stimolante e proficuo – di intendere e vivere l’archeologia.

Obiettivo del progetto è strutturare un Parco di archeologia condivisa presso l’area archeologica di Poggio del Molino.
Alla base della proposta c’ è la consapevolezza che il patrimonio culturale non rappresenta un valore in sé, ma un valore relazionale: un sito archeologico – costituito a volte da poco più di qualche muro diroccato – ha il valore che la società civile e la comunità di riferimento gli attribuiscono. E questo valore è direttamente proporzionale al coinvolgimento e alla partecipazione di ogni cittadino nel processo di definizione e di gestione della nostra eredità culturale.
Il Parco di archeologia condivisa di Poggio del Molino sarà quindi un’area pubblica attrezzata accessibile a tutti, nata intorno ad un cantiere di scavo archeologico, dove i cittadini potranno trascorrere il loro tempo libero ed assistere alle operazioni di scavo e ricerca archeologica.

L’insediamento di Poggio del Molino risale all’epoca romana. Nel II secolo a.C., per difendere il territorio di Populonia dagli attacchi dei pirati, l’area fu occupata da una fortezza a pianta rettangolare, di circa 55 x 56 m di lato, dotata di due accessi protetti da torri difensive e una torre d’avvistamento rivolta verso la città e l’entroterra. Alla fine del I secolo a.C., l’edificio fu trasformato in fattoria con annessa cetaria, la manifattura artigianale per la produzione del garum (salsa di pesce), allestita con vasche per la salagione del pesce. Intorno alla metà del II secolo d.C., dopo una profonda ristrutturazione, l’edificio prese i caratteri di una villa marittima, articolata intorno a un giardino centrale circondato da colonne, sul quale si aprivano il complesso termale e il quartiere residenziale, decorati con mosaici pavimentali e affreschi parietali, e il quartiere servile, con la cucina e gli ambienti di servizio.

Dal 2008, l’area archeologica di Poggio del Molino si configura come un cantiere-scuola per studenti e volontari di tutto il mondo e pone al centro della propria esperienza il rapporto tra ricercatori e cittadini. Poggio del Molino è già uno spazio di condivisione dell’archeologia, dove gli archeologi lavorano per conto della comunità e i cittadini di tutto il mondo contribuiscono alla ricerca scientifica con attività di assistenza allo scavo, consapevoli che il passato appartiene a tutti noi. Da aprile a luglio, il sito si popola di studenti liceali e universitari, italiani e stranieri, desiderosi di conoscere i metodi della ricerca archeologica sul campo, per farne un mestiere o coltivare una passione. Le mansioni sono diversificate a seconda dell’età e della finalità della partecipazione: attività accessorie per i piú giovani (movimentazione e setacciatura della terra, pulizia, lavaggio e siglatura reperti, ecc.) e lavoro piú pesante per gli studenti universitari (dal piccone alla trowel, cazzuola da scavo, fino alla redazione della documentazione descrittiva, fotografica e grafica). Alle attività di assistenza allo scavo partecipano anche i volontari, citizen scientists, che ben istruiti dagli archeologi entrano a far parte del mondo della scienza e traggono il massimo della soddisfazione nel conoscere e partecipare al progresso comune.
Sebbene dunque l’area di Poggio del Molino sia già uno spazio di condivisione dell’archeologia, il sito è frequentato da un gruppo ancora ristretto di persone e in periodi dell’anno piuttosto limitati. La realizzazione del Parco di archeologia condivisa permetterà di accrescere la capacità di accoglienza del sito, di creare spazi di condivisione per gli archeologi e la comunità, di migliorare l’offerta didattica e la comunicazione, ma soprattutto di restituire a tutti i cittadini una porzione di territorio unico e straordinario.

Fonte:  archeostorie.weebly.com