Oltre 100 professionisti, tecnici, amministratori, docenti e studenti universitari hanno partecipato ieri (venerdì 25 gennaio) al World Heritage LAB che si è tenuto a Firenze all’Istituto degli Innocenti.
Tema del workshop del Lab, organizzato e promosso dall’Associazione Beni Itaiani Patrimonio Mondiale, la gestione dei siti del Patrimonio Mondiale, sviscerato grazie alla partecipazione di esperti sul tema del management dei beni culturali e dei siti del Patrimonio Mondiale. Questi hanno analizzato lo stato dell’arte nella gestione dei siti del Patrimonio Mondiale, in Italia come all’estero, tracciato le linee guida del futuro per l’implementazione delle attività di gestione e anche lavorato in maniera corale alla profilazione della professionalità del Site manager, figura che in Italia non è ancora delineata.

“Una giornata importante- ha commentato Carlo Francini, coordinatore scientifico dell’Associazione- perché è stato il fatto delle prassi di gestione dei siti in Italia con una digressione necessaria sull’Europa e il resto del mondo, ma soprattutto si è data voce alle esigenze dei siti di avere dei tecnici come site manager al posto di figure politiche. L’Associazione ha lavorato e lavorerà affinché questo messaggio sia recepito dal Ministero e dagli enti competenti, perché promuovano azioni concrete per risolvere le criticità oggi qui evidenziate.”

Nel corso di #Gestione – Site Manager e Patrimonio Mondiale”, dopo i saluti istituzionali di Stefano Filipponi, direttore dell’Istituto degli Innocenti che ha fatto gli onori di casa, Lucia Bartoli per il Comune di Firenze si è espressa in merito all’importanza della manifestazione poiché, a suo parere, in contesti simili viene al meglio sottolineata la necessità di una visione strategica delle azioni dell’amministrazione pubblica.

Réka Viragos, Centro del Patrimonio Mondiale UNESCO, ha introdotto il tema della definizione di Outstanding Universal Value come punto cardine della gestione strategica delle proprietà del Patrimonio Mondiale; al suo intervento ha fatto seguito quello di Adele Cesi, Focus Point nazionale per l’attuazione della Convenzione per il Patrimonio Mondiale del MiBAC, che ha chiarito le prassi e il funzionamento del Centro del Patrimonio Mondiale, nonché il ruolo del Focal Point soprattutto nell’ambito della relazione Parigi-Roma. A chiudere la prima sessione del mattino di lavori Claudio Bocci, direttore di Federculture, che ha puntato i riflettori sulla possibilità di far incontrare la pianificazione dei territori con i piani di gestione dei siti Patrimonio Mondiale e su come il settore privato può sostenere la tutela e la valorizzazione dell’intero patrimonio culturale.

Nella seconda sessione di lavori del mattino si sono alternati al microfono tre Site manager: Adam Wilkinson – Edimburgo, Carlo Francini – Firenze e Anna-Laura Moniot – Bordeaux, ognuno dei quali ha messo a fuoco le buone prassi e i casi di successo delle proprie realtà ma anche le criticità e le possibili soluzioni. Al centro di ogni azione, oggi, ricorrono la partecipazione delle comunità ai processi e l’urgenza di costruire un linguaggio che possa portare il messaggio e la visione del Patrimonio Mondiale alla politica e all’amministrazione pubblica, perchè la pianificazione territoriale e i piani di gestione si integrino piuttosto che scontrarsi come sovente capita.

Nella sessione pomeridiana si è passati all’approfondimento sulla figura del Site manager, che dovrebbe essere l’esecutore del piano di gestione unendo competenze tecniche a competenze sociali e manageriali. A tale proposito Britta Rudolff, direttrice della Cattedra di Gestione del Patrimonio Mondiale dell’università BTU di Cottbus ha presentato i temi e le metodologie di formazione dei corsi proposti, mentre Jane Thompson, consulente e co-autore del Manuale UNESCO “Managing Cultural World Heritage”, ha ragionato sulle criticità e sulle sovrastrutture della gestione dei siti Patrimonio Mondiale che si scontrano con le realtà locali, che – secondo la sua prolusione – devono essere maggiormente coinvolte a contribuire alla costruzione e valorizzazione dei beni culturali. E’ inoltre stato in più momenti evidenziato il problema e la necessità della formazione dei site manager, capitolo grigio del processo di implementazione della Convenzione sul Patrimonio Mondiale. A chiudere la carrellata di interventi Matteo Rosati, funzionario dell’Ufficio Regionale per la Scienza e la Cultura UNESCO, che ha spiegato in che modo il Visitor Centre può sostenere le attività di management dei siti del Patrimonio Mondiale.
A seguire si è acceso un vivace dibattito che ha toccato tutti i temi del meeting e che ha ulteriormente arricchito la giornata di lavori.

“Workshop come questi ci servono a capire a che punto siamo e che direzione seguiamo nella gestione dei Siti Patrimonio Mondiale: molti passi avanti sono stati fatti, pensiamo alle diverse forme di gestione partecipata, alle attività legate alla formazione nelle scuole e per la sostenibilità del turismo, ma tanta strada è ancora da fare. – ha concluso Carlo Francini – Certo non è sufficiente ma l’Associazione cerca sempre di più di offre spunti di approfondimento e riflessione con incontri come questi e fa rete con le Associazioni europee, nonché con diverse realtà locali ed internazionali perché dal confronto sulle best practices e sulle criticità che nascono dal fatto di essere in sito Patrimonio Mondiale nascano stimoli, riflessioni e nuove visioni.”.