I rifugisti dell’area “core” delle Dolomiti UNESCO si sono dati appuntamento al termine di una stagione estiva che ha messo a dura prova la capacità di reinventare il proprio ruolo, tra l’adattamento alle norme anti-Covid 19 e l’impatto di una frequentazione massiccia ma spesso poco incline al rispetto delle norme di comportamento in quota. Il quarto “Corso rifugi” organizzato dalla Fondazione Dolomiti UNESCO si sarebbe dovuto svolgere in Val Cimoliana, al rifugio Pordenone. L’evolversi della situazione epidemiologica e i conseguenti DPCM hanno imposto un cambio di programma: l’evento si è svolto in rete, come momento informale di confronto sui prossimi passi da fare, come sempre e sempre di più, insieme.

Visioni diverse, obiettivi comuni – Dopo l’introduzione da parte del direttore della Fondazione Dolomiti UNESCO Marcella Morandini, che ha portato ai presenti anche i saluti del Presidente Mario Tonina, e dopo i saluti di Marika Freschi, del rifugio Pordenone che avrebbe dovuto ospitare l’incontro e della presidente del CAI di PordenoneGrazia Pizzoli, i gestori si sono confrontati sull’analisi della stagione trascorsa. Accenti diversi a seconda della tipologia di struttura e delle aree di appartenenza, tutte ben rappresentate (Alto Adige, Belluno, Friuli Venezia Giulia, Trentino): c’è chi ha sofferto maggiormente l’assenza degli stranieri e il drastico calo dei pernotti e chi ha compensato, non senza sforzi, con l’aumento dell’attività di somministrazione dei pasti. Ad accomunare tutti i gestori la necessità di formare la clientela a una sempre maggiore consapevolezza delle difficoltà di operare in quota e di ciò che qualifica l’attività di un rifugio rispetto a quella di un albergo o di un ristorante.

Connessione, comunicazione, qualità- Anche in questa occasione, come nelle precedenti edizioni svoltesi rispettivamente a PredazzoBressanone e Val di Zoldo, il valore aggiunto della connessione tra i gestori di aree diverse è emerso chiaramente, insieme alla volontà di portare avanti una comunicazione comune. Durante il corso svolto in Val di Zoldo era stato individuato il tema dell’utilizzo responsabile della risorsa idrica che, hanno sottolineato molti dei partecipanti, si lega a filo doppio con il tema generale della cultura montana e delle scelte politiche per un afflusso selezionato. Il ruolo della rete dei gestori, coordinata dalla Fondazione, dovrà rimanere quello della promozione di una frequentazione consapevole e rispettosa dell’ambiente, dei limiti imposti dalla montagna, del lavoro stesso dei gestori. Dal canto suo la Fondazione ha rinnovato l’impegno a supportare la comunicazione dei gestori di rifugio tramite i propri canali informativi.

 

Fonte: Fondazione  Dolomiti UNESCO