Ivrea Città Industriale del XX Secolo

Ivrea Città Industriale del XX Secolo è entrata a far parte della World Heritage List. Da Manama, dove è in corso la 42sima Sessione del Comitato Internazionale per il Patrimonio Mondiale, la notizia è arrivata in Italia fra la generale soddisfazione di quanti hanno partecipato al complesso processo di candidatura e lo hanno sostenuto.

Ad Ivrea e alla storia della città nel XX secolo è stato riconosciuto il “Valore Eccezionale e Universale” rispetto al  “Criterio iv: costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico, o di un paesaggio, che illustri una o più importanti fasi nella storia umana”.
Il complesso di edifici che compone la città industriale di Ivrea costituisce un insieme eccezionale di esempi ben conservati di edifici per l’industria, per i servizi e le residenze di straordinario valore tipologico e funzionale, tra le più efficaci espressioni materiali di una visione moderna dei rapporti produttivi e dell’utenza nel Novecento.
Costruite tra il 1930 ed il 1960, il loro valore unitario complessivo risiede nel connubio tra nuova capacità espressiva propria di queste architetture moderne e il riconoscimento del loro essere parte di un progetto economico e sociale esemplare permeato dalla proposta comunitaria.

Così come descritto nel Dossier di Candidatura l’Eccezionale Valore Mondiale si fonda su diversi elementi:
• Sulla fama dei progettisti italiani coinvolti, appartenenti a generazioni diverse che ad Ivrea
hanno l’occasione di sperimentare forme e linguaggi dell’architettura, e di misurarsi con il
mondo dell’industria;
• Sulla fama che vengono ad assumere gli edifici stessi, che diverranno parti integranti della città
industriale di Ivrea, ed allo stesso tempo esempi di soluzioni funzionali ed architettoniche di
eccellenza.
• Sulla capacità di rappresentare simbolicamente, nelle forme del costruito, l’esito materiale
dell’esperimento comunitario a cui viene dato corso a Ivrea e in Italia nel secondo dopoguerra,
che costituisce per gli architetti il terreno di un possibile incontro con la società civile ed
industriale.
• Sulla sperimentazione dei modelli dell’abitare e del vivere collettivo alimentati dalla cultura
architettonica ed urbanistica promossa dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, di cui Adriano
Olivetti è presidente dal 1948 al 1960.
• Sull’essere un aspetto significativo della notorietà che la fabbrica Olivetti acquisisce durante il
secondo dopoguerra, grazie all’espansione sul mercato internazionale ed alla varietà dei suoi
prodotti, in cui l’innovazione tecnologica si coniuga con una forte sperimentazione di forme e
materiali, oltre che su nuove forme di comunicazione.
La città industriale si allunga sull’asse di via Jervis, dove sono presenti edifici per la produzione,
servizi e residenze. Gli edifici della città industriale sono progettati sia da famosi architetti italiani
contemporanei (tra i quali, Ignazio Gardella, Luigi Figini e Gino Pollini, Eduardo Vittoria) che da
tecnici della fabbrica Olivetti (come, tra gli altri, Ottavio Cascio, Emilio Aventino Tarpino, Roberto
Guiducci, Antonio Migliasso, che lavorano in strutture diverse all’interno della fabbrica). Per quanto
riguarda i servizi, sono presenti all’interno della nominated property edifici per l’assistenza sociale
prima (1930-1940), e i servizi sociali poi (1950-1960). I programmi residenziali della città industriale
sono promossi dalla Olivetti, e -nel caso dell’Ufficio Consulenza Case Dipendenti Olivetti- progettate
direttamente da una struttura interna alla fabbrica. Le architetture costruite a Ivrea sono tra le
opere più significative nella biografia e nella ricerca intellettuale dei singoli architetti coinvolti e
costituiscono di volta in volta la risposta progettuale ad una questione posta da questa singolare
committenza industriale. Ogni singola architettura o complesso di architetture va quindi letta come
un documento autonomo, a cui non sono estranei le innovazioni di cantiere e quelle tecnologiche
e strutturali maturate dai tecnici della fabbrica, che ne influenzano il progetto e la realizzazione.
La cultura della fabbrica entra pienamente nella progettazione dei singoli edifici e dell’ambiente
urbano.

“Un riconoscimento che va a una concezione umanistica del lavoro propria di Adriano Olivetti, nata e sviluppata dal movimento Comunità e qui pienamente portata a compimento, in cui il benessere economico, sociale e culturale dei collaboratori è considerato parte integrante del processo produttivo”. Ha commentato il Ministro dei beni e delle attività culturali, Alberto Bonisoli, nell’apprendere dell’iscrizione di “Ivrea Città Industriale del XX Secolo” nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Promossa dal Comune di Ivrea e dalla Fondazione Adriano Olivetti, insieme alla Fondazione Guelpa, la Regione Piemonte, la Città Metropolitana di Torino e il Comune di Banchette il processo di candidatura è stato coordinato dal Segretariato Generale – Ufficio UNESCO del MiBACT, e si è avvalsa della collaborazione del contributo di diverse istituzioni ed esperti del mondo scientifico e culturale.