To understand the impact of COVID-19 on World Heritage one year after the start of the pandemic, UNESCO launched a far-reaching survey of site managers and national authorities and have published the results in the report “World Heritage in the face of COVID-19” DOWNLOAD >> .

The survey found that many respondents expect the effects of the crisis on World Heritage properties to continue in the months, if not years, to come. At the height of the crisis, it was reported that 90% of countries with World Heritage properties had closed or partially closed them and respondents to this survey still reported an average figure of 71% closure of sites in February 2021. Visitors to World Heritage sites dropped by 66% in 2020 according to respondents and at sites where staff redundancies were reported (13% of sites in the survey), an average of 40% of permanent staff and 53% of temporary staff were made redundant at those sites.

Respondents overwhelmingly reported large impacts on local communities, especially from the loss of revenue due to huge reductions in visitors to World Heritage sites and grave concerns about the future. Some World Heritage properties also reported cases of illegal logging and mining, poaching and vandalism due to the reduction of monitoring and a decrease in managed visitation.

Some respondents recommended a recovery process that includes measures to support the tourism sector and communities and to safeguard livelihoods in the transition towards more versatile and resilient World Heritage site management. The uncertainty surrounding the current crisis has suggested a policy of re-alignment of properties towards domestic tourism for many stakeholders in the short-term, providing, however, the equally important opportunity to “Build Back Better”.

The report is one of a series published by the UNESCO Culture Sector on the impact of COVID-19 across various industries related to culture.

 

Per comprendere l’impatto del COVID-19 sul Patrimonio Mondiale, un anno dopo l’inizio della pandemia, l’UNESCO ha lanciato un’indagine di vasta portata sui gestori dei siti e sulle autorità nazionali e ha pubblicato i risultati nel rapporto “Patrimonio mondiale di fronte al COVID- 19” SCARICA (ENG)>> 

Il sondaggio ha rilevato che molti intervistati si aspettano che gli effetti della crisi sui beni del Patrimonio Mondiale continueranno nei mesi, se non negli anni, a venire. Al culmine della crisi, è stato riferito che il 90% dei paesi con proprietà del Patrimonio dell’Umanità li aveva chiusi o parzialmente chiusi e gli intervistati a questo sondaggio riportavano ancora una cifra media del 71% di chiusura dei siti nel febbraio 2021. Visitatori dei siti del Patrimonio dell’Umanità è diminuito del 66% nel 2020 secondo gli intervistati e nei siti in cui sono stati segnalati esuberi di personale (13% dei siti nel sondaggio), una media del 40% del personale a tempo indeterminato e il 53% del personale temporaneo sono stati licenziati in quei siti.

Gli intervistati hanno riportato in modo schiacciante grandi impatti sulle comunità locali, in particolare dalla perdita di entrate dovuta all’enorme riduzione dei visitatori nei siti del patrimonio mondiale e alle gravi preoccupazioni per il futuro. Alcune proprietà del Patrimonio dell’Umanità hanno anche segnalato casi di disboscamento illegale e estrazione mineraria, bracconaggio e atti vandalici a causa della riduzione del monitoraggio e della diminuzione delle visite gestite.

Alcuni intervistati hanno raccomandato un processo di recupero che includa misure per sostenere il settore turistico e le comunità e per salvaguardare i mezzi di sussistenza nella transizione verso una gestione più versatile e resiliente del sito del Patrimonio Mondiale. L’incertezza che circonda l’attuale crisi ha suggerito una politica di riallineamento degli immobili verso il turismo domestico per molti stakeholders nel breve termine, fornendo però l’altrettanto importante opportunità di “Build Back Better”.

Il rapporto fa parte di una serie pubblicata dal Settore culturale dell’UNESCO sull’impatto del COVID-19 in vari settori legati alla cultura.

 

Fonte: UNESCO.org