di Pamela Menichelli – Dal rito sociologico al valore letterario, il caffè viene definito come la seconda bevanda più nota al modo. Il Consorzio di Tutela del Caffè Espresso Italiano Tradizionale (CTCEIT), ha deciso di cimentarsi in una vera e propria sfida proponendo la candidatura della bevanda a Patrimonio Immateriale dell’Umanità presso l’UNESCO. La Conferenza stampa che si è svolta in questi giorni a Roma presso la Camera dei Deputati a Montecitorio, è stata l’occasione adatta per unire gli esponenti dei vari partiti politici e per fare il punto sul percorso della candidatura.

Un’operazione di valorizzazione di un’eccellenza tutta italiana, che ha visto uniti molti dei politici italiani tra cui: Filippo Gallinella (M5S), Federico Fornaro (LEU), Franco Manzato (LEGA), Flavia Piccoli Nardelli (PD), Roberto Pella (FI) e Luca De Carlo (FdI). Presenti all’evento il Presidente del Consorzio, Giorgio Caballini di Sassoferrato, mentre ad aprire e moderare l’incontro è stata l’Onorevole Maria Chiara Gadda (IIIX Commissione Agricoltura) che dopo la conferenza ha riposto ad alcune domande.

Onorevole Gadda, qual è l’importanza di questo incontro, e perché la decisione di realizzarlo proprio qui a Montecitorio? La Camera dei Deputati, Il Parlamento, è la casa degli italiani quindi quale luogo migliore per promuovere un’ importate iniziativa portata avanti dal Consorzio di tutela del caffè tradizionale italiano? Si tratta del caffè tradizionale italiano fatto con le regole, con i disciplinari, che il consorzio di tutela ha elaborato e noi vogliamo che diventi patrimonio immateriale dell’UNESCO. Questo cosa significa? Riconoscere il valore di una bevanda nota in tutto il mondo e consumata dagli italiani, ma non soltanto ormai dagli italiani, bensì anche da tutti coloro che riconoscono nel caffè un carattere distintivo del nostro made in Italy. Ciò vuol dire coinvolgere dunque tutta la filiera, ovvero i paesi produttori di caffè da cui noi importiamo e significa avviare anche una importante collaborazione dal punto di vista culturale con paesi quali l’Eritrea, la Colombia; e poi tutto ciò che c’è nella fase successiva, ovvero le torrefazioni i nostri caffè storici, coinvolgendo tutte le persone, ovvero gli oltre 7.000 addetti dei circa 150.000 esercizi che ogni giorno trasformano questo chicco in una bevanda che è apprezzata da tutti”.

Insomma, il caffè unisce proprio tutti, anche in politica? “Di fronte  ad un caffè tutti si mettono d’accordo, è socialità, la storia del nostro paese lo testimonia. Se pensiamo ai primi caffè storici sono stati non soltanto occasione di incontro ma anche luoghi di dibattito culturale importante, e questo lo troviamo anche nella storia dell’arte. Questo fatto lo abbiamo rimarcato anche nella presentazione dell’iniziativa del consorzio di tutela alla Camera dei Deputati, perché tutti i partiti politici del Parlamento sostengano questa iniziativa. Dobbiamo presentarci di fronte all’UNESCO in modo coeso, perché vogliamo raggiungere l’obiettivo”. 

IL CAFFE’ RACCONTATO A 360 °

La storia del Consorzio di Tutela del Caffè Espresso Italiano Tradizionale (CTCEIT) nasce il 15 settembre 2014 a Treviso con l’obiettivo di promuovere, valorizzare e tutelare il Caffè Espresso Italiano Tradizionale presso gli operatori del settore e presso i consumatori. Due anni più tardi il Consorzio decide di presentare ufficialmente la candidatura presso l’UNESCO e commissiona una serie di video all’Università di Pollenzo per indagare quale sia il rapporto profondo tra gli italiani e il caffè. Parallelamente si conferisce ulteriore forza alla candidatura attraverso il Primo Disciplinare del Caffè Espresso Italiano Tradizionale, sviluppato insieme al Comitato Italiano del Caffè, per sancire le buone regole su come ottenere il vero espresso italiano nei bar o nelle caffetterie. Mentre la candidatura avanza nel suo iter burocratico, il CTCEIT ha deciso di organizzare un tour nei locali storici delle principali città, in particolare in quelle definite come le più creative in Italia tra cui Bologna, Roma, Parma, Torino, Milano, per insegnare come si prepara il vero espresso italiano, trasformando ogni barista in un ambasciatore del gusto, e per favorire il dialogo con i portatori di interesse sul valore culturale e sociale della bevanda: tradizione, gestualità, memoria e condivisione. Il Presidente del Consorzio, Giorgio Caballini di Sassoferrato in merito alla candidatura ha sottolineato: “Questa è un’operazione identitaria e di promozione di un’eccellenza famosa in tutto il mondo. Gli italiani hanno inventato sia l’espresso che la macchina che si trova in tutti i bar. Attorno al chicco di caffè è nata un’occasione di lavoro per tante persone e tante generazioni. Valorizzare sia la bevanda che l’intero settore dovrebbe essere una priorità per il Governo del nuovo umanesimo, per citare il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte”.

LE FUNZIONI DEL CAFFE’:  TRA SOCIOLOGIA E LETTERATURA

Dalla sveglia mattutina alla pausa lavorativa, dal dopo-pranzo alla ricarica energetica pomeridiana, il rito italiano per eccellenza è quello del caffè, che in termini sociologici si colloca ormai come una routine quotidiana. Molteplici sono le funzioni principali svolte dalla consumazione “sociale” del caffè. Quest’ultimo diventa allora un espediente metaforico di un luogo fisico al cui interno far incontrare i personaggi di un romanzo, è spesso anche al centro della nostra letteratura, di sceneggiature, e di testi teatrali. Genera uguaglianza tra i consumatori grazie al suo costo limitato, da una parte risulta alla portata di quasi tutte le tasche, e dall’altra affianca nella consumazione soggetti di ruoli, classi, ceti e provenienza anche molto differenti tra loro e dando luogo a forme di generosità come la pratica di origine napoletana del “caffè sospeso”, quello pagato al bar per il prossimo cliente.