FranceschiniFranceschini - Ph. archivio

Dal 26 al 27 novembre, il Consiglio dell’ICCROM si riunirà online per la sua 94a sessione per discutere i progressi del programma di attività dell’ICCROM e per pianificare i passi futuri. Quest’anno l’evento segna anche il 60° anniversario dell’adesione dell’Italia all’ICCROM, avvenuta con la legge n. 723 dell’11 giugno 1960.

La creazione di un centro internazionale ideato per promuovere la conservazione e il restauro dei beni culturali, rispondeva all’urgente necessità espressa dall’UNESCO e dalla comunità internazionale di avere un organismo tecnico in grado di fornire consulenze, esperienza e supporto necessari affinché i paesi potessero ricostruire dopo i danni devastanti causati dalla Seconda Guerra Mondiale.

La scelta di Roma come sede dell’ICCROM fu il risultato del proficuo impegno del Governo italiano nel valorizzare le sue istituzioni di punta nel campo della conservazione dei beni culturali (come l’Istituto Centrale del Restauro), e nel presentarle come interlocutori ideali e qualificati.

“Avere la sede dell’ICCROM in Italia è motivo di soddisfazione e orgoglio per il Governo italiano”. Lo ha detto oggi il ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, in occasione del 60° anniversario dell’adesione dell’Italia all’ICCROM, all’inizio del suo intervento di saluto alla riunione online del Consiglio dell’ICCROM. “Dimostra il legame fortissimo che il nostro Paese ha con l’organizzazione – ha proseguito il Ministro – ed è anche la traccia di lavoro che ha consentito di insistere molto in questi anni per rafforzare interventi sulla tutela del patrimonio culturale di tutte le organizzazioni internazionali. L’Italia si è impegnata – ha ricordato il Ministro – nel programma di Unite4Heritage, nei Caschi Blu della Cultura e nell’organizzazione del prossimo G20. La cultura ed il patrimonio culturale assumeranno – ha concluso il Ministro nel suo intervento – un ruolo centrale nella scelta politica dei paesi nell’ambito del G20 cultura a presidenza italiana”.

Dopo la nomina dell’Italia come Paese Ospite da parte della Conferenza Generale dell’UNESCO e la firma dell’Accordo di sede a Parigi nel 1957, l’ultimo tassello mancante era la sua ratifica da parte del Parlamento italiano. Tuttavia, solo nel novembre del 1958 si avviò il dibattito in merito.

All’epoca, l’allora Ministro degli Affari Esteri, Amintore Fanfani, fece un discorso decisivo alla Camera dei deputati, raccomandando fortemente la ratifica dell’Accordo di sede per la piena adesione all’ICCROM e il riconoscimento del suo status giuridico: un anno e mezzo dopo, la sua richiesta fu accolta.

Sono trascorsi sessant’anni da quando la Gazzetta Ufficiale ha annunciato l’adesione dell’Italia all’ICCROM, e innumerevoli iniziative hanno tratto beneficio dalla stretta collaborazione tra le istituzioni italiane e il centro internazionale: dai primi corsi per la Conservazione delle pitture murali e architettoniche (ARC e MPC) ai più recenti corsi di Pronto soccorso dei beni culturali in situazioni di emergenza (FAC), senza dimenticare gli sforzi dell’ICCROM per contribuire a salvare il patrimonio culturale di Firenze dopo l’alluvione che colpì la città nel 1966, e l’impegno nel mettere a disposizione la competenza del suo staff e del suo circuito di relazioni durante i recenti terremoti nel centro Italia.

Mentre il mondo si trova oggi ad affrontare nuove sfide, dal cambiamento climatico all’attuale pandemia COVID-19, l’ICCROM rimane fedelmente impegnato nella sua missione, sostenuto nelle sue attività dalla costante cooperazione fornita dal Paese Ospite e dai suggestivi scenari di cultura e bellezza che esso offre.

 

 

Fonte: MiBACT