di Ingrid Veneroso – La commissione Bilancio del Senato ha approvato lo scorso venerdì una raffica di modifiche al decreto legge Agosto, che vanno dalla semplificazioni delle norme sul superbonus al via libera per lo smart working per i genitori con figli in quarantena. Fra le novità anche la stretta sugli affitti brevi delle case con l’obiettivo di salvare i centri storici dal rischio di finire per essere abitati solo dai turisti.

Il provvedimento sarà da oggi in Aula al Senato, dove già si profila la richiesta di fiducia, e poi passerà per un esame lampo, e soprattutto blindato dalla Camera dei deputati. Deve infatti essere convertito in legge entro il 13 ottobre per evitarne la scadenza.

Secondo il provvedimento citato, chi affitta più di 4 case verrà d’ora in poi trattato fiscalmente come un’impresa e, sempre nell’ottica di favorire il settore turistico, nella ridda di proposte approvate in poche ore, è spuntato anche l’innalzamento, e per tutto il 2020, dal 30 al 50% del credito di imposta per gli affitti delle strutture ricettive, che lascia contenta Federalberghi. 

Positivo il parere del Ministro Franceschini, che vede la nuova regolamentazione come un’azione per riportare i B&B “allo spirito per cui sono nati, cioè ospitare le persone offrendo l’esperienza di vivere in una casa italiana”. Secondo il Ministro, gli affitti brevi avrebbero portato nel nostro Paese un tipo di turismo molto interessante ma che andava regolamentata. “La norma approvata – ha commentato Franceschini – garantisce una concorrenza leale sia giusto regolamentarlo anche per evitare che i centri storici si svuotino dei loro abitanti.”

In effetti, in Italia, il fenomeno detto della “airificazione” dei centri storici è stato un fenomeno improvviso ed importante, che ha già di fatto svuotato i centri storici. In una pubblicazione del 2017, Picascia, S., Romano, A. and Teobaldi, M. (2017), The airification of cities: making sense of the impact of peer to peer short term letting on urban functions and economy, Proceedings of the Annual Congress of the Association of European Schools of Planning, Lisbon 11-14 July 2017,  si profilava con una certa precisione la situazione dei nostri centri storici, molti dei quali interessati al fenomeno dell’over-tourism. In particolare, nell’articolo veniva messo in evidenza che fra il 2015 e il 2016, per effetto della risposta del mercato alla proposta di AirB&B, l’affitto di stanze all’interno di case private, ha lasciato il posto all’affitto di inter abitazioni, di fatto indicendo lo svuotamento degli stessi centri storici da parte della popolazione residente. Leggi tutto l’articolo qui – ENG >>

Abbiamo ripreso i dati dell’articolo riguardanti alcune città i cui centri storici sono inseriti nella World Heritage List: a Firenze, dal 2015 al 2016, l’incidenza del passaggio dall’affitto breve di stanze in abitazioni private a quello degli interi appartamenti nel centro storico è salito del 63% circa, a Siena del 60%, a Venezia del 45,9%. A Verona la percentuale sale all’86,4%, mentre impenna in maniera esponenziale a Napoli – che segna un +210% – e anche a Milano (+111,8%) e Torino (+180%). 

Questo fenomeno si inserisce in quello più complesso della touristization  e della desertificazione sociale dei centri storici in Italia, che modifica l’assetto delle città trasformandole in quelle che qualcuno chiama “parchi divertimento della cultura”. Questa fenomeno in Italia è in una fase estremamente avanzata e – pur trovando alcune similitudini in città d’Europa – appare come più profondo e radicato rispetto alle realtà estere. Nel nostro Paese la popolazione residente superstite, infatti, tende sempre più a recepire le aree interessate dalla touristization come estranee alla propria esperienza quotidiana e routinaria, allontanandola comunque dalla fascia urbana interessata E spostando le attività per i cittadini fuori da essa. Le conseguenze di questo fenomeno si sono lette chiaramente nel periodo immediatamente successivo al lockdown per emergenza covi: nonostante il ripristino della possibilità di accedere a bar, ristoranti, musei nei centri storici, questi sono rimasti a lungo deserti, proprio perché ormai concepiti come dedicato ai turisti e visitatori e non rispondenti alle esigenze della popolazione residente, che pure ha ripreso a frequentare queste aree per lavoro o svago.

Nell’ambito del confronto internazionale sulla formulazione di un’idea di città e di centro storico più resiliente, resasi necessaria nell’emergenza Covid19 e stimolato da diverse agenzie e istituzioni internazionali, si è rilevata la necessità di una rilettura del fenomeno del turismo urbano e una rimodulazione delle relative attività di accoglienza, proprio per rendere sostenibile sul breve, medio e lungo termine il turismo di massa. Esso resta un complesso di attività economiche che segnano una buona percentuale del PIL nazionale e che, in prospettiva, avrebbe potuto continuare a crescere se non fosse occorsa la pandemia. Ma a che costo, dal punto di vista della tutela dei centri storici e dello stile di vita dei cittadini? L’approvazione del pacchetto sugli affitti turistici brevi decreto del legge Agosto potrebbe essere un passo verso politiche più sensate e lungimiranti, quindi, in fatto di turistificazione delle città e dei borghi, ci si aspetta che i fondi stanziati per il turismo nel post-covid raccolgano queste indicazioni e guidino il comparto verso un futuro già resiliente.