Il ruolo del Patrimonio Mondiale nel ripensare alle città, al rapporto del tessuto urbano con la propria comunità di riferimento e nel supportare il risveglio socio-culturale nonché economico nel post-covid. Di questo – e molto altro – si è parlato oggi pomeriggio nel webinar organizzato e promosso dal Centro del Patrimonio Mondiale dal titolo “Re-thinking Urban Heritage for Recovery and Resilience“, inserito nel contesto del World Heritage Cities Programme.

Moderato da Jyoti Hosagrahar, vice direttore del World Heritage Centre, e introdotto da Ernesto Ottone R., Assistant Director-General for Culture of UNESCO, il webinar si è articolato secondo due moduli.
Il primo si è incentrato sulle testimonianze dei sindaci delle città Patrimonio Mondiale di Tunisi, Dubrovnic in Croatia, Vigan nelle Philippine e con il commissario aggiunto della Jaipur Municipal Corporation in India, chiamati a raccontare quali sono stati i punti chiave dell’impatto dell’emergenza sanitaria Covid19 nello loro città e in che modo l’essere un sito Patrimonio Mondiale può essere utile a rispondere alle necessità post-crisi, in una prospettiva a breve e lungo termine. Le letture proposte sono state molto diverse.

A Tunisi, la Medina svuotata dai turisti è diventata centro di attività di solidarietà diretta ai tanti cittadini rimasti senza lavoro e fulcro di una rilettura del territorio, dove la filiera della produzione alimentare si è accorciata (si produce, lavora e distribuisce la materia prima in loco, abbassando drasticamente le attività di trasporto e sub cessione delle attività di trasformazione dei prodotti) e si sono velocemente ripensate le forme dell’organizzazione economica, puntando alla valorizzazione delle attività interne e alla implementazione delle infrastrutture digitali e alla trasformazione della stessa Tunisi in una smart city “dal cuore sostenibile”. In questa prospettiva, essere un sito del Patrimonio Mondiale significa creare un clima di maggior fiducia che si realizza materialmente nelle opere di restauro di edifici civili e religiosi.

Verso una rilettura della gestione complessiva del fenomeno turistico si muove invece Dubrovnick, la cui economia post-bellica è quasi interamente poggiata sul turismo ma che negli ultimi anni è stata uno dei maggiori casi-studio europei sull’over tourism di matrice internazionale. Il sindaco Franković ha spiegato che la città tutta è impegnata, attraverso la valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale, nel confronto su come rimettere le attività culturali ed economiche sul binario del turismo sostenibile, utilizzando i fondi messi a disposizione della Comunità europea.

Nella città di Vigan nelle Philippine l’impatto del Covid sulle attività economiche si sono palesate già da fine gennaio, quando in occasione del loro tradizionale Festival il calo di presenze è stato di oltre l’80%. Il primo sforzo, quindi, è stato quello di investire per la sicurezza dei cittadini, mentre in seconda battuta, si è reso necessario investire sulle piccole aziende locali, partendo dai prodotti agricoli, rimettendo l’artigianato e le produzioni tipiche al centro delle attività di promozione del Patrimonio materiale e immateriale. Tutto questo è stato amplificato e reso più solido grazie alla tecnologia digitale, che nonostante tutto ha accorciato le distanze e reso possibile mantenere “in comune” i valori propri della cultura locale.

Il dialogo fra l’uomo e la natura è al centro anche della riflessione portata dalla Jaipur Municipal Corporation in India, che ha raccontato di come nel suo territorio sia stata immediatamente messa in atto una importante attività di capacity building degli operatori, disseminando i principi del living heritage nelle attività di artigianato e produzione locale, in cui il principio di sostenibilità sociale ed economica ha permeato ogni iniziativa. Lavorare sull’implementazione delle 5C in maniera continuativa nel tempo avrebbe quindi dato l’opportunità alla vasta ed eterogenea comunità della Jaipur Municipal Corporation di costruire una maggiore stabilità sociale e quindi la capacità di resistere meglio all’onda d’urto del Covid. Secondo il commissario speciale Garg, ancorare le pratiche economiche tradizionali alla tecnologia significa, nel mondo contemporaneo, poter mantenere in piedi anche nelle peggiori delle contingenze planetarie la sussistenza delle comunità.

Nel secondo modulo, il sindaco di Lamu in Kenya, il sindaco di Queretaro in Messico e Stefania Proietti, sindaco di Assisi sono stati chiamati a confrontarsi su quali sono le azioni che hanno messo in campo per le comunità locali.

Omar Mohammed Famau ha raccontato che lo spirito della comunità della città di Lamu è stato letteralmente devastato dall’emergenza Covid sopraggiunta durante il periodo del Ramadan, bloccando quelle attività sociali, di comunità che, seppur legate alla religione, esulano da essa andando a comporre l’equilibrio interno della comunità. Quindi, oltre al problema della sicurezza sanitaria si è palesato quello della sicurezza sociale, nel quale solo il richiamo costante all’appartenenza ad uno schema più vasto, quello del Patrimonio Mondiale, ha tenuto assieme le prospettive dell’intera comunità. Grande ruolo ha avuto in questo la tecnologia digitale che, seppur con le dovute limitazioni delle infrastrutture, ha reso possibile l’amplificazione dei messaggi  positivi e degli indirizzi di comportamento.

Luis Bernardo Nava Guerrero, Sindaco di Queretaro, ha invece raccontato che il suo gruppo di lavoro ha promosso l’uso di prodotti e di servizio attraverso l’uso consapevole dei social media e delle piattaforme digitali. Hanno inoltre ideato un programma per facilitare l’accesso al credito delle piccole aziende locali, una rete di sostegno per l’approvvigionamento di beni primari per le famiglie in difficoltà, hanno facilitato il supporto economico diretto per migliaia di lavoratori autonomi e liberi professionisti, e – infine – hanno pianificato campagne promozionali per il turismo interno e campagne di informazione a tappeto per garantire le necessarie condizioni igieniche in tutti i luoghi aperti al pubblico.

Stefania Proietti, Sindaco di Assisi, ha raccontato dell’iniziativa messa in campo per tutta la comunità di Assisi, che come luogo di pellegrinaggio, vede parteciparvi cittadini stanziali e anche cittadini temporanei. E’ stato creato un patto per la rinascita della città, Assisi2020, condiviso con tutti i residenti e aperto alla collaborazione di tutti coloro che vorranno contribuirvi attraverso il sito web.

Una sintesi interessante e anche provocatoria di quanto raccolto l’ha proposta Pier Luigi Sacco, direttore del Venice Office on Culture and Local Development. Secondo Sacco, in questa contingenza problematica siamo protagonisti di uno spettacolare cambiamento ed è questo il momento per ripensare alla cultura, alla conoscenza e al turismo in un’ottica di sviluppo complessivo delle città. Attraverso le pratiche di quelle che lo stesso Sacco ha definito di “cittadinanza culturale“, che muovono le mosse dalle 5c del Patrimonio Mondiale, bisogna quindi condividere con i cittadini le fasi di ricreazione delle città, specialmente i giovani, attraverso gli strumenti della innovazione digitale, costruendo nuove forme di attrattività e coinvolgimento, lavorando sulla comprensione dei luoghi e della creazione di legami fra questi e i visitatori, fra la comunità e la sua cultura, restituendo alle comunità la scrittura della propria “narrativa culturale” che, inevitabilmente, restituisce valore a luoghi solitamente poco frequentati e portando, alla fine, una ridistribuzione dei flussi turistici e liberando le città Patrimonio Mondiale dalla morsa del turismo sfrenato.

Da Rebecca Abers, Professoressa del’ Universidade de Brasilia, è infine giunta una riflessione sull’idea che il turismo, così come qualsiasi altra attività produttiva, basa il suo indice di successo sullo sfruttamento delle risorse – naturali quanto umane. L’opinione pubblica è solita ragionare in termini di rispetto di quelle naturali ma l’emergenza Covid ha messo in luce l’importanza nel bilancio planetario delle attività turistiche e, pertanto, diventa necessario ripensare anche al sistema del lavoro in questo ambito, al pari delle altre tipologie professionali.