5 giorni di lavori, 90 site manager per 82 siti del Patrimonio Mondiale, provenienti da 48 paesi in 5 regioni del mondo. Sono questi i numeri del 4° Forum dei Site Manager del Patrimonio Mondiale che si è tenuto on line la scorsa settimana, a margine dei lavori della 44a sessione estesa del Comitato per il Patrimonio Mondiale in corso a Fuzhou.

I 90 professionisti si sono confrontati, nel corso di decine di gruppi di lavoro e incontri plenari sul tema de “Gestire il Patrimonio mondiale – Essere preparati a condurre il cambiamento e la continuità”, confrontandosi sul ruolo della Governance”, (che noi impropriamente traduciamo con la parola gestione, ndr) , un termine che include le norme e le regole (dalle leggi alle consuetudini), le istituzioni e i processi che determinano le modalità di esercizio del potere e della responsabilità su luoghi e paesaggi, ma è anche un termine che le modalità in cui si accolgono e realizzano le risposte alle necessità e alle istanze degli enti e dei privati che detengono il possesso dei luoghi del Patrimonio Mondiale, nonché quelle degli gli stakeholder. Al centro di ogni riflessione l’accesso ai luoghi, l’informazione, la partecipazione e l’impatto dell’uso – in una parola: la gestione del sito. LEGGI LA DICHIARAZIONE FINALE DEL FORUM >>

Per i siti italiani erano presenti i rappresentanti del Centro Storico di Firenze e di Ivrea, Città Industriale. 

“Il Forum ha messo al centro delle 5 giornate di lavoro documenti, strategie ed esperienze sull’esercizio del ruolo dei site manager nell’implementazione della Convenzione del 1972 per il Patrimonio Mondiale, nella quale queste figure fanno da cerniera fra Sito iscritto nella World Heritage List, Stato membro, istituzioni locali responsabili a vario titolo della proprietà e il Centro del Patrimonio Mondiale. – ha spiegato Carlo Francini, site manager di Firenze Patrimonio Mondiale e coordinatore dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale – Nelle diverse occasioni di confronto proposte, in questa spettacolare cornice di un evento enorme gestito on line, l’attenzione  è andata  proprio sulle strategie che i site manager possono, o devono, utilizzare per assolvere al loro ruolo, a livello locale, nazionale e internazionale, oltre che sui progetti e le esperienze relative alla gestione dei siti verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 nel dopo pandemia.”

Sulla figura professionale del Site Manager, le competenze necessarie, il suo ruolo a livello formale ed informale, il Comitato del Patrimonio Mondiale si è già espresso nelle Operational Guidelines e, a livello nazionale, anche l’Italia aveva creato un indirizzo in proposito, richiesto nei protocolli di intesa stilati nel 2007 per l’attuazione della Legge 77/2006.

“In Italia siamo ancora allo stato embrionale del processo di riconoscimento della figura del site manager per i luoghi patrimonio mondiale, che mai come adesso sembra indispensabile, data la pressante necessità di una gestione consapevole di questi beni. – ha continuato Francini – Tutti gli stati membri della Convenzione del 1972, quindi anche il Governo italiano, assieme ai soggetti istituzionali responsabili dei siti, gli enti e le amministrazioni locali coinvolte, dovrebbe riconoscere legalmente, formalmente, queste figure, e aderire alle indicazioni del Centro del Patrimonio Mondiale, presentando a quest’ultimo le figure proposte dai siti stessi con una lettera formale che ne definisca la funzione di carattere operativo nazionale e internazionale. Ad oggi, il nostro impegno deve realizzarsi anche nella costruzione pro-attiva di rapporti costanti con il Centro del Patrimonio Mondiale, nonché nel maturare un approccio olistico di carattere internazionale alla gestione dei siti. Due punti importanti sui quali lavorare con urgenza per il futuro.”