Oggi, 11 febbraio, si celebra la Giornata internazionale delle Donne e delle Ragazze nelle Scienze,  istituita dall’UNESCO e dalle Nazioni Unite che, in collaborazione con istituzioni e partner della società civile,  promuovono la maggiore presenza e preparazione di donne e ragazze nell’ambito della ricerca scientifica e delle professionalità ad essa connesse. Esiste anche un “manifesto” per l’implementazione della ricerca scientifica – leggilo qui >>.

L’uguaglianza di genere è una priorità globale per l’UNESCO e il sostegno alle ragazze giovani, perché elevino il livello della loro istruzione e la loro piena capacità di far sentire le loro idee sono leve per lo sviluppo e la pace. Il successo nell’affrontare alcune delle più grandi sfide dell’agenda per lo sviluppo sostenibile – dal miglioramento della salute alla lotta contro il cambiamento climatico – sarà raggiungibile solo se si sapranno mettere a frutto tutti i talenti: ciò significa che servono più donne che lavorano in questi campi. Nel mondo della ricerca uno dei cardini principali per il suo successo è proprio la diversità di capacità, propensioni, metodi, poiché dal confronto nascono quelle nuove prospettive che conducono alle scoperte, all’evoluzione dei processi, a nuovi filoni di pensiero e studio. Questo giorno ricorda che le donne e le ragazze svolgono un ruolo fondamentale nelle comunità scientifiche e tecnologiche e che la loro partecipazione dovrebbe essere rafforzata.

“Siamo determinati a incoraggiare una nuova generazione di donne e ragazze scienziate, ad affrontare le principali sfide dei nostri tempi. – ha detto Audrey Azoulay, Direttore Generale dell’ UNESCO – Accolto il richiamo di Greta Thunberg, le giovani scienziate stanno già facendo la differenza nella lotta contro il cambiamento climatico, incluso il Sud Africa adolescente Kiara Nirghin le cui invenzioni riducono al minimo l’impatto della siccità. Sfruttando la creatività e l’innovazione di tutte le donne e ragazze nella scienza e investendo adeguatamente in educazione, ricerca e sviluppo e ecosistemi STI inclusivi, abbiamo un’opportunità senza precedenti di sfruttare il potenziale di la quarta rivoluzione industriale a beneficio della società “.

Dai dati raccolti da UNESCO e rielaborati da ASVIS – Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile – la disparità di genere nello studio delle Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) si manifesta già dall’infanzia e cresce con l’età e ad influenzare le scelte sono soprattutto il contesto culturale e sociale e gli stereotipi.

Nonostante i progressi significativi registrati negli ultimi decenni, l’istruzione continua a non essere accessibile per tutti e persistono forti disparità di genere nel mondo. Non si tratta solo del numero di ragazze che vanno o non vanno a scuola, ma anche dei percorsi educativi che intraprendono. In particolare, quello delle materie Stem (acronimo inglese che sta per scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) rimane il percorso meno favorito per le donne.

Il rapporto “Cracking the code: Girls’ and women’s education in science, technology, engineering and mathematics (Stem)” del 2017, pubblicato dall’Unesco, offre una panoramica sulle materie Stem e le disparità di genere nel mondo, analizzando i fattori che causano le disuguaglianze in questo ambito e indicando alcune soluzioni per affrontare il problema.

Sono solo 17 le donne che hanno vinto un premio Nobel in fisica, chimica e medicina dal 1903, rispetto a 572 uomini. Una disparità sorprendente, che comincia a manifestarsi già dall’infanzia. Le disparità di genere nelle Stem possono essere osservate infatti fin dall’istruzione prescolastica e diventano sempre più evidenti con l’aumentare dell’età, tanto che nell’istruzione superiore solo il 30% delle donne sceglie percorsi di studio correlati con le Stem. Nell’istruzione superiore le disparità di genere sono particolarmente evidenti: gli uomini scelgono principalmente gli studi di ingegneria, produzione, costruzione, tecnologie dell’informazione e della comunicazione; le donne prediligono i campi dell’istruzione, arte, salute, benessere, scienze umanistiche, scienze sociali, giornalismo e legge.
Nei Paesi a medio ed alto reddito le disparità si stanno riducendo, soprattutto per quel che riguarda le scienze, ma le differenze regionali rimangono molto ampie. In matematica, in particolare, le ragazze sono molto più svantaggiate rispetto ai ragazzi in America Latina e in Africa subsahariana. In Italia, secondo i dati del Trends in International Mathematics and Science Study (Timss), la percentuale di studenti che hanno scelto corsi avanzati in matematica nel 2015 corrispondeva al 37% per le donne e al 63% per gli uomini.
Ma quali sono i fattori che determinano queste disparità? Secondo gli studi riportati dal Rapporto, le motivazioni non derivano da abilità innate o fattori biologici, come alcune strutture del cervello, ma dalla plasticità cerebrale (l’abilità del cervello di creare nuove connessioni) che va allenata ed è influenzata dalle esperienze, dalla socializzazione, dai processi di apprendimento e quindi dal contesto culturale e sociale. In particolare, svolge un ruolo determinante nella scelta delle donne di studiare o intraprendere una carriera nell’ambito delle Stem il pregiudizio al momento dell’autovalutazione, che è il frutto degli stereotipi e del contesto socio-culturale in cui la donna vive. Le ragazze sono influenzate dalla famiglia, dalla scuola e dalla società e – secondo l’OCSE – nel nostro Paese il gap è ancora molto forte.